Ieri sera il Presidente Netanyahu ha parlato alla nazione. “Il 7 ottobre è stato un giorno nero”, ha esordito, “ma chiariremo tutto quello che è successo. Tutti dovranno dare spiegazioni per quell’attacco, a cominciare da me”. “Ma – ha continuato – solo dopo la guerra. Il mio compito ora è quello di guidare il Paese fino alla vittoria”. Poi ha spiegato che il “gabinetto di guerra” deciderà la data per l’invasione di terra a Gaza e di cui non ha potuto rendere noti altri dettagli. Noti, invece, restano gli obietti: “eliminare Hamas e liberare gli ostaggi.” “Siamo al culmine di una lotta per la nostra esistenza”, ha detto Netanyahu, gli uomini di Hamas “che si trovino sotto i tunnel o all’estero sono morti che camminano.” “Hamas è l’Isis e l’Isis è Hamas”. Poi, il premier, ha nuovamente invitato i civili a dirigersi verso il sud di Gaza. “Tutti quelli che hanno partecipato all’attacco del 7 ottobre – ha concluso – sono passabili di morte”.
Distruggere ragnatela di tunnel
Israele attaccherà da terra, ma deve farlo anche sotto terra. È accertato che i terroristi di Hamas abbiano pianificato il massacro del 7 ottobre proprio comunicando attraverso una rete di telefoni cablati inseriti nel loro sistema di tunnel per evitare di essere scoperti e intercettati dall’intelligence di Israele. E’ questa “ragnatela di tunnel”, secondo Joel Roskin, geologo dell’Università Bar Ilan di Tel Aviv, intervistato dai media israeliani, ad aver avuto un ruolo d’eccezione negli attuali sviluppi. “Queste condizioni”, ha spiegato il docente, “rappresentano davvero una sfida all’offensiva completa per l’esercito israeliano”. Anche il portavoce militare, Daniel Hagari, ha raccontato che in questi giorni i militari si sono concentrati nel distruggere i “tunnel del terrore”, come li ha definiti. “L’apparato operativo di emergenza di Hamas – ha spiegato Hagari – è responsabile anche della creazione di blocchi che stanno impedendo agli abitanti di Gaza di evacuare verso aree più sicure nel sud della Striscia.”
Macron: la pace è possibile
Ieri il lavoro diplomatico più in vista è stato quello del Presidente francese Macron che ha prima incontrato il Re di Giordania e poi il Presidente al-Sisi al Cairo. Per la Macron “la pace in Medio Oriente è possibile” e nonostante le preoccupazioni di Abdullah che la “regione possa esplodere”, i due leader hanno scritto un documento congiunto nel quale si evidenziano “gli sforzi per porre fine al ciclo di violenza” per l’obiettivo di “una pace giusta e globale sulla base dei due popoli, due stati.” Il Presidente egiziano al-Sisi ha lanciato l’appello a “evitare un’invasione di Gaza via terra” e ha ringraziato più volte il Presidente francese “per i suoi sforzi di questi giorni.” Macron, da parte sua, ha detto che la Francia “non usa due pesi e due misure” perché “le vittime sono tutte uguali e meritano tutte la stessa compassione.” Intanto ieri il Wall Street Journal ha reso noto che Israele avrebbe accettato la richiesta americana di ritardare l’invasione di Gaza così da consentire agli Stati Uniti di spostare missili nell’area a difesa di eventuali attacchi alle basi militari Usa.
Salvini, Erdogan parole gravi
Nel frattempo si è tenuto a Beirut, in Libano, un vertice tra i leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, il vice capo di Hamas Saleh Aruri, e il capo della Jihad islamica Ziad Nakhale. I tre hanno “passato in rassegna” i recenti eventi nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’operazione “Diluvio di al-Aqsa” e gli sviluppi che ne sono seguiti. In un comunicato, i tre leader, hanno scritto che “è stata fatta una valutazione delle posizioni assunte a livello internazionale e regionale e di ciò che i partiti dell’Asse della resistenza (guidato dall’Iran) devono fare in questa fase delicata.” Ieri è nuovamente intervenuto anche la guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, secondo il quale Hamas non è un gruppo terrorista, mentre si è nuovamente scagliato contro gli Stati Uniti. A difesa dei terroristi, definiti “combattenti liberatori”, anche il Presidente turco Erdogan che ha parlato al gruppo parlamentare del suo partito Akp accusando Israele di “crimini contro l’umanità.” E’ lo stesso Erdogan che nei giorni scorsi ha espulso dalla Turchia alcuni esponenti di Hamas perché avevano festeggiato l’attacco del 7 ottobre a Israele. Parole, quelle del Presidente turco, subito condannate dal governo di Israele che ha sottolineato: “non cambieranno gli orrori commessi da Hamas che tutti hanno visto.” Parole che hanno irritato anche il vicepremier Matteo Salvini, che le ha definite “gravi e disgustose” e che ha chiesto al collega Tajani, capo del ministero degli Esteri, di inviare una protesta formale e di convocare l’ambasciatore turco a Roma.
Governo libanese, no al conflitto
Chi resta fermo e lontano da Hamas e Hezbollah è il Governo libanese, guidato dal premier uscente Najib Miqati, che prende le distanze dai filo-iraniani, che hanno anche ministri nell’esecutivo, e in una nota afferma che il Libano “non ha mai voluto né cercato la guerra” con Israele. “Il primo ministro libanese uscente, il ministro degli affari esteri uscente, così come tutti i responsabili, stanno allacciando i contatti necessari a livello internazionale e locale e si stanno adoperando per rimuovere il Libano da questo sanguinoso conflitto”, ha detto un diplomatico libanese citato dai media di Beirut che ha affermato, per conto del Governo, che “il Libano non ha mai voluto né cercato la guerra”. “Il nostro obiettivo è mantenere la calma lungo il confine, proteggere la sicurezza del paese e dei suoi cittadini e rispettare la risoluzione n.1701 dell’Onu.”
Guterres: volevo dire l’opposto
Ieri il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres è tornato sullo scontro che ha avuto con Israele facendo qualche passo indietro: “sono scioccato”, ha detto “da come le mie affermazioni sono state interpretate da alcuni, come se io stessi giustificando il terrore di Hamas. Questo è falso. Era l’opposto”. “Un segretario che non capisce che l’assassinio di innocenti non può avere alcuna giustificazione, e nessun ‘contesto’ – ha risposto il Governo israeliano – non può essere segretario generale.” Mentre è sembrato rispondergli anche il leader dell’opposizione a Netanyahu, l’ex primo ministro israeliano Yair Lapid, che ha attaccato “l’estrema sinistra globale” e lo ha fatto con un messaggio su X: “Quanti ebrei devono morire prima che smettiate di incolparci per qualunque cosa accada? Quel sabato buio di due settimane fa ne sono stati uccisi 1.400. Di quanti altri avete bisogno? Diecimila? 6 milioni?” ha scritto Lapid riferendosi ai sei milioni di ebrei uccisi nella Shoah.
Papa Francesco: rilasciate gli ostaggi
In grande affanno l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati in Palestina (UNRWA) che sta fornendo protezione a un numero quattro volte maggiore a quello della loro capienza accogliendo oltre 600mila sfollati ospitati in 150 strutture. Tante persone dormono per strada perché non ci sono più posti liberi nelle strutture e continuano a ricevere viveri con il contagocce: ieri sono passati altri 20 camion dal valico di Rafah con medicinali, latte in polvere e acqua, ma i controlli ne rallentano la marcia. Anche Papa Francesco è intervenuto sulla situazione al termine dell’udienza generale del mercoledì “incoraggiando il rilascio degli ostaggi e l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza”. “Continuo a pregare per chi soffre e a sperare in percorsi di pace in Medio Oriente, nella martoriata Ucraina e nelle altre regioni ferite dalla guerra”, ha detto il Pontefice.
Ue, non si può cessare il fuoco
Mentre l’Europa, attraverso la Commissione europea, ha dichiarato che “in questo momento non ci sono richieste da parte dell’Ue di un cessate il fuoco perché Hamas continua a lanciare razzi su Israele in modo indiscriminato, non contro strutture militari ma colpendo i civili”. Hamas, sostiene un portavoce di Van der Leyen “ha scatenato una guerra terroristica e la continua, quindi sostentiamo Israele nel suo diritto a difendersi ma in linea con il diritto internazionale umanitario”. Anche la Presidente del Consiglio Meloni è intervenuta su questo: “nella Striscia di Gaza”, ha detto, “i militanti di Hamas si nascondono sotto terra, per questo Israele ha chiesto ai civili di evacuare perché altrimenti è difficile contenere le perdite collaterali. E quando si dice ‘cessate il fuoco’ si dice che Hamas rimane lì”.
Le vittime innocenti
Purtroppo in questa difficile e complicata situazione sale il numero delle vittime innocenti: nella Striscia di Gaza è stato registrato un bilancio “devastante” per i bambini: 2.360 morti e 5.364 feriti a causa degli attacchi incessanti, che significa più di 400 assassinati o feriti ogni giorno. Inoltre decine di bambini sono ancora in ostaggio dei terroristi e tutti, indistintamente, hanno subito gravissimi traumi psicologici. “L’uccisione e la mutilazione di bambini, il rapimento di bambini, gli attacchi a ospedali e scuole e la negazione dell’accesso umanitario costituiscono gravi violazioni dei diritti dei bambini”, ha detto Adele Khodr, direttorice regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa.