Rimettere al centro l’impresa agricola e il suo reddito: è questo l’obiettivo della manifestazione nazionale indetta da Cia-Agricoltori Italiani a Roma, per domani dalle 9.30 in piazza Santi Apostoli. La priorità è quella di tutelare il futuro dei produttori di fronte alle grandi emergenze e alle sfide globali che toccano il settore primario e il Paese intero. Crisi di mercato e concorrenza estera, filiere e manodopera, aree interne e fauna selvatica, risorse idriche e consumo di suolo, ambiente e fake news i temi chiave che Cia porterà in piazza nell’interesse della salute pubblica, dei territori, della sovranità alimentare e del Paese.
Difficoltà a coprire i costi
Nel Rapporto Ismea sull’agroalimentare italiano, presentato il 18 ottobre, il Presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, ha sottolineato come “in tutti i comparti le imprese agricole non riescono a coprire i costi di produzione, oltre a subire il peso dell’inflazione, del clima e delle sfide della transizione green. Ciò che occorre”, incalza, “è rimettere al centro delle politiche nazionali ed europee l’impresa agricola e il suo reddito, a partire dalle dinamiche interne alla filiera agroalimentare con costi certificati e prezzi dignitosi per gli agricoltori, senza trascurare percorsi di aggregazione sia produttiva che organizzativa. Accanto a ciò si deve valorizzare il ruolo degli agricoltori nell’economia e nella società a partire dalle aree interne dove l’agricoltura rappresenta spesso l’unico argine contro l’abbandono e resta un fondamentale presidio economico, sociale e ambientale”.
Prezzi lievitati
L’agroalimentare è stato tra i settori più colpiti e uno dei principali centri di trasmissione degli aumenti dei prezzi in Italia, a causa del suo ruolo nell’economia e della sua dipendenza dall’estero per prodotti energetici, materie prime e beni intermedi che lo rendono particolarmente vulnerabile alle tensioni su mercati internazionali. Ciononostante, la dinamica dei prezzi dei prodotti alimentari è risultata inferiore a quella media registrata nell’Ue e in Germania e Spagna. È quanto emerge dal rapporto Ismea 2023. Nel dettaglio, “la crescita media dei prezzi (misurata dall’indice Istat per i prodotti alimentari, bevande e tabacco, armonizzato per i confronti europei) ha raggiunto l’8,1%, ma è stata più contenuta di quella media dell’Unione Europea (10,2%) e dell’Eurozona (9%). Meglio di noi ha fatto la Francia, che, grazie al suo maggior grado di autosufficienza, alimentare ed energetica, ha subito di meno gli aumenti dei prezzi internazionali ed è riuscita a contenere gli incrementi degli alimentari a un +6%”.