Impedire l’escalation, per Israele e Palestina arrivare a “due popoli, due stati”, investire in diplomazia di pace e garantire investimenti e difesa ai paesi aggrediti. È il messaggio che la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dato stamattina al Senato durante la comunicazione in vista del Consiglio europeo al quale parteciperà domani e dopodomani. Poco sulle questioni interne: “la maggioranza è compatta”, ha detto, mentre sull’adesione al Mes, ha osservato che “non è oggetto della discussione del Consiglio europeo.” La Presidente ha anche difeso le scelte del Governo in materia economica e finanziaria, “siamo seri e responsabili” come mostra “la fiducia dei risparmiatori, come si vede dal successo dei nostri titoli di Stato, che dei mercati. Piazza Affari è tornata ai livelli pre crisi e lo spread, tanto caro a molti, è stabilmente sotto i livelli che c’erano prima che questo governo si insediasse.”
Stare dalla parte giusta
Quanto alla guerra in Medio Oriente è stata chiara: “tutti coloro che sono dalla parte giusta di questo scontro devono lavorare insieme per impedire una escalation del conflitto”, ha detto la premier, “un’estensione porterebbe con sé il rischio di coinvolgimento di nuovi attori regionali a partire da Libano e Siria, potenze come l’Iran, fino ai grandi player geopolitici come Russia e Cina che di certo non disdegnerebbero vedere distolte le attenzioni dell’Occidente da altri scenari critici”. Obiettivo del lavoro diplomatico è quello di “arrivare ad una soluzione strutturale sulla base della prospettiva ‘due popoli, due Stati’.”
La ferma posizione del governo
La strategia dei fondamentalisti, ha spiegato la Presidente, è quella di “cancellare” lo stato di Israele. E’ un obiettivo di lungo periodo: “si vuole rendere Israele una terra inospitale, dalla quale scappare se si vuole vivere in pace, se si vuole avere il diritto far crescere i propri figli, e il processo di normalizzazione che stava avvenendo nella regione comprometteva quella strategia.” Inoltre, ha spiegato ancora Meloni, “dobbiamo essere consapevoli degli schieramenti in campo” perché da una parte c’è chi lavora alla “normalizzazione” dei rapporti tra i paesi in Medio Oriente e dall’altra “c’è chi alimenta lo scontro.” “Non può esserci alcuna ambiguità nel condannare in modo fermo i crimini di Hamas, non deve esserci alcun distinguo nella condanna a ogni forma di antisemitismo, compresa quella di matrice islamica e quella che che viene camuffata da avversione allo Stato di Israele. Non devono esserci dubbi nel sostenere il diritto di Israele a esistere e a difendere i propri confini in linea con il diritto internazionale. Questa è la posizione del governo italiano”.
Gli aiuti all’Ucraina
Quanto all’Europa, l’Unione “ci chiede di continuare a investire sulla difesa e sugli strumenti di sostegno all’Ucraina e noi non vogliamo venir meno a questo impegno.” Ma poi ha aggiunto che “in questo quadro, computare questi investimenti, che ci vengono chiesti anche da Bruxelles, nei parametri deficit-Pil, ci sembra un controsenso che rischia di minare proprio gli obiettivi di sostenibilità e di sicurezza che ci siamo dati. Per questo continueremo a sostenere la necessità di scorporare, in tutto o in parte, queste voci”.
Immigrazione, nuovo paradigma
Sui migranti, causati anche dalle guerre, Meloni ha detto che il governo sta lavorando a “un cambio di approccio serio e definitivo.” “Non più porte aperte e redistribuzione, ma protezione dei confini esterni, lotta senza quartiere al traffico di esseri umani, accordi con i Paesi terzi, canali legali per rifugiati e quote di immigrati regolari compatibili con i bisogni del nostro sistema economico”.