Sulla previdenza le novità saranno poche, la riforma se non archiviata, sarà per la fine del 2023 un mix tra ritocchi e aggiustamenti di Quote. Il tutto in attesa di una svolta economica che potrebbe essere favorita solo da una situazione geopolitica di ritorno alla stabilità, con costi di energia e inflazione sotto controllo. Scenario oggi difficile da ipotizzare con due guerre in corso e con situazioni altamente e pericolosamente imprevedibili.
Ape e Opzione, fondo unico
Malgrado la prudenza, tuttavia, alcune novità per chi intenda andare in pensione ci sono. Un cambio ci sarà per Ape sociale e Opzione donna, – entrambe andranno in soffitta – ci sarà al loro posto una misura nuova e un fondo unico. Con un interrogativo che dovrà essere chiarito nei prossimi giorni dal Ministero del lavoro. Ossia la logica che metterebbe in relazione le due ex misure, di Ape ed Opzione donna, che sono diverse tra loro. Da parte sindacale e dai tecnici consulenti fiscali si sottolinea che Ape sociale è dedicata a lavoratori subordinati che abbiano svolto per almeno 6 degli ultimi 7 anni di attività, o per 7 anni nell’ultimo decennio, una mansione particolarmente rischiosa o pesante, che deve far parte dell’elenco aggiornato nel 2022. Tra l’altro non è un vero anticipo di pensione, ma un “assegno ponte” calcolato sui 1.500 euro lordi mensili. Mentre Opzione donna, è rivolta a lavoratrici dipendenti o autonome, che abbiano maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età di almeno 60 anni. Quindi un assegno calcolato con il metodo contributivo. Stando all’idea di riforma, queste sue misure saranno accorpate attraverso un fondo unico, ma resta ancora in sospeso il come.
Meno soldi, riforma rinviata
Nel complesso l’attesa di una riforma strutturale della previdenza si è ridotta, almeno per questo anno e con queste disponibilità economiche. Lo ha lasciato intendere il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti, al termine dell’ultimo Consiglio dei Ministri quando ha annunciato una Manovra di bilancio che sara più restrittiva circa l’accesso alla pensione anticipata.
Le ipotesi su tagli e premi
Si cerca in questi giorni al Ministero del lavoro di affinare la possibilità del passaggio da Quota 103 a Quota 104 – 63 anni d’età e 41 di versamenti – in realtà anche in questo caso resta da capire come funzionerà il taglio dell’assegno (in caso di uscita anticipata) o di premialità se si rimane al lavoro. Possibile in questo ultimo caso che il lavoratore possa beneficiare di un incentivo, ovvero nella busta paga la trattenuta contributiva sarebbe del 9,19 per cento. La penalizzazione per chi invece intenderà uscire, – ma dopo con un leggero anticipo -, sarebbe un lieve taglio fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia.