lunedì, 23 Dicembre, 2024
Attualità

Israele pronto a invadere Gaza. “Hezbollah pagherà un prezzo altissimo”

Pressioni internazionali per rinviare l'attacco. Timori per gli ostaggi. Il valico di Rafah apre, ma richiude

Israele ha pronta la macchina militare. Chi è sul campo attende l’ordine dell’invasione della Striscia di Gaza. Ma prima il premier Benjamin Netanyahu vuole essere certo che venga fatto tutto il possibile per salvaguardare i civili. Da terra avanzeranno carri armati e truppe che dovranno smantellare postazioni terroristiche e, soprattutto, i tunnel che hanno reso possibile organizzare l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Dal mare i gommoni porteranno i commando sulle spiagge e dal cielo centinaia di droni, elicotteri e aerei e satelliti saranno pronti a coordinare e intervenire. Israele ha già avvertito che con la guerriglia urbana ci “saranno inevitabili vittime civili.” E ha avvertito anche Hezbollah: “pagherà un prezzo altissimo” perché ha deciso di unirsi a Hamas, Ieri è stato ucciso anche Talal Al Hindi, uno dei comandanti delle brigate al-Qassam. 

Le tre fasi di attacco

Sono tre le fasi con le quali Israele intende eliminare Hamas nella Striscia. Lo ha detto alla Knesset il ministro della Difesa Yoav Gallant secondo cui la prima fase è “un impegno prolungato di fuoco su Gaza con una manovra di terra per l’eliminazione dei membri di Hamas e delle strutture.” La seconda è “una fase intermedia per eliminare i nidi di resistenza”. La terza è “la creazione nella Striscia di una nuova realtà di sicurezza sia per i cittadini di Israele sia per gli stessi abitanti di Gaza”. 

Ospedali, scudo per Hamas

La tutela dei civili è complicata perché, come riferisce l’Esercito israeliano, alcuni ospedali, almeno quattro, nel nord della Striscia, si rifiutano di evacuare. Nell’enclave palestinese settentrionale “ci sono 20 ospedali, al momento sei sono già stati liberati, 10 non lo hanno ancora fatto e quattro si stanno rifiutando.” Spostare pazienti gravemente feriti e malati è difficile, riconoscono da Israele, ma i militari hanno “un rapporto diretto con quasi tutti i dirigenti ospedalieri e li incoraggiamo a evacuare” anche perché Hamas intende utilizzare proprio gli ospedali come rifugi e scudi.

Pressioni per rinviare invasione

Gli Stati Uniti e diversi governi europei stanno “discretamente” premendo su Israele affinché rinvii l’invasione di terra nella Striscia di Gaza, dopo il rilascio di due americane da parte di Hamas, nel timore che l’operazione possa vanificare gli sforzi per la liberazione di altri ostaggi in un prossimo futuro. Molti paesi, inoltre, hanno dei cittadini ancora presi in ostaggio e non vorrebbero che con l’inizio dell’attacco – che nessuno chiede di annullare, ma solo rinviare – si compromettessero le trattative. Intanto circa 700.000 abitanti della Striscia di Gaza si sono trasferiti nel sud dell’enclave palestinese, mentre circa 350.000 rimangono nel Nord, soprattutto a Gaza City, dove ieri sono entrati una ventina di camion, quanti permessi da Israele, e, secondo l’Onu, a bordo c’erano c’erano medicine, acqua e cibo. 

Ostaggi, priorità anche per Hamas

Il portavoce militare di Israele, Daniel Hagari, ha detto che sono 210 le famiglie degli ostaggi che l’esercito ha informato, aggiungendo e depennando le persone sulla base “di informazioni di intelligence”. Hagari ha confermato che l’obiettivo prioritario di Israele è di riportarli tutti a casa. Anche Hamas, tramite Osama Hamdam, ha fatto sapere che l’intenzione è di “chiudere il dossier dei civili appena le condizioni di sicurezza saranno opportune.” 

Il valico apre, ma poi chiude

Ieri è stato aperto anche il valico di Rafah, al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Ma dopo un paio d’ore è stato richiuso per evitare eventuali passaggi di terroristi, anche se il transito di persone è interdetto. Un passo concreto, l’apertura, ma che il segretario di Stato americano Antony Blinken vorrebbe aperto sempre “per consentire il continuo movimento di aiuti che sono indispensabili per il benessere della popolazione di Gaza”. Blinken ha comunque ringraziato Egitto, Israele e le Nazioni Unite per aver facilitato il passaggio del primo convoglio di aiuti umanitari a Gaza. Sull’altro fronte le squadre di soccorso egiziane sono mobilitate; hanno scortato 19 camion di medicinali e forniture urgenti, mentre altri 90 camion di cibo, forniture mediche e forniture urgenti da Al-Arish, sono in attesa dell’ordine di spostarsi sulla strada che porta al valico. Sono aiuti forniti dall’Egitto, il cui Presidente al-Sisi si è detto “impegnato per far arrivare aiuti a Gaza” e “non ha mai chiuso il valico di Rafah“. Secondo quanto sostenuto dal presidente egiziano, “sono stati i bombardamenti israeliani che hanno interrotto il passaggio”. 

Manifestazioni pro-Palestina 

Le sirene antimissile hanno ripreso a suonare per i razzi da Gaza e diretti nella parte centrale di Israele e nel sud a ridosso della Striscia. Israele sostiene che più di 550 razzi lanciati da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese sono falliti, uccidendo civili innocenti. “Stanno uccidendo i loro stessi civili”, ha detto il portavoce dell’Esercito, Daniel Hagari. A Milano e Roma, invece, continuano le manifestazioni pubbliche, del sabato, a sostegno della Palestina. Manifestazione anche a Tunisi. A Londra, in 100mila hanno manifestato esibendo cartelli con la scritta: “Palestina libera”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Restrizioni e inflazione. Confcommercio: Gennaio amaro. Incertezze economiche e di lavoro frenano la ripresa

Marco Santarelli

Pirelli e fondo Pif per produrre pneumatici in Arabia Saudita

Valerio Servillo

Andrea Pietrini, identikit e manuale per il Fractional Manager:

Anna La Rosa

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.