Federico Rampini sul “Corriere della sera” ci informa che nelle università americane che selezionano le élites (Harvard, Berkeley, Columbia) i massacri organizzati da Hamas sono stati festeggiati come una “storica controffensiva” contro Israele. Non solo a Roma e Milano ma anche a Londra, Parigi e Berlino le piazze si sono riempite di slogan pro Hamas. Per le vittime civili israeliane trucidate nei kibbuz solo una pelosa solidarietà di maniera sopraffatta da una valanga di accuse contro gli ebrei. Un segnale terribile. Accanto a grumi di antisemitismo inconfessato c’è dell’altro.
C’è l’ eclisse della ragione. Un fenomeno che si sta diffondendo tra giovani generazioni, spesso acculturate tecnicamente, ben nutrite economicamente ma prive di conoscenze della storia, incapaci di analizzare i fatti, di stabilire una graduatoria di valori, di essere coerenti con i principi in cui dichiarano di credere.
È il trionfo di una subcultura superficiale, snobistica, in cerca spasmodica di anti-conformismo anche a costo di dire falsità e sciocchezze. Una subcultura che per principio è contraria all’Occidente e che non perdona a Israele di far parte di questo odiato mondo libero e democratico. Un Occidente che, però, consente a queste università, a queste piazze di poter esprimere liberamente il loro pensiero , di poter parlare male delle democrazie liberali in cui vivono, di poter anche godere di livelli di benessere ben superiori a quelli di altre aree del pianeta.
Si può parlare male dell’Occidente? Certamente. Si può e si deve farlo quando sbaglia quando si vuol contribuire a migliorarlo, sollevando problemi e proponendo soluzioni.
Ma troppo spesso stiamo assistendo al dilagare di una superficiale tendenza autolesionista che mira a distruggere le basi dell’Occidente e non di rado simpatizza o comunque dimostra comprensione per regimi violenti, dittatoriali e ora perfino per gruppi terroristici. Questa infezione delle coscienze ha la sua carica virale in una sottocultura facile al disprezzo dei nostri valori, della nostra identità, che si vergogna della nostra storia, che ignora quanto sia stato faticoso conquistare la democrazia e la libertà. Coloro che, sentendosi campioni di democrazia e libertà, inneggiano ad Hamas, oltre ad oltraggiare le inermi vittime civili israeliane dimenticano tre cose
La prima. Hamas è un’organizzazione terroristica che vuole la distruzione di Israele odia l’Autorità nazionale palestinese che, invece, riconosce il diritto all’esistenza dello stato ebraico e si oppone a qualsiasi pacificazione nell’area ostacolando gli accordi tra Tel Aviv e gli Stati arabi.
La seconda. Hamas, come Hezbollah, è una pedina nelle mani degli ayatollah di Teheran, noti massacratori di donne e di oppositori non violenti, esasperati fautori del peggiore oscurantismo.
La terza. Gli ayatollah, che foraggiano Hamas, sono alleati fedeli di Putin cui danno armi per colpire l’Ucraina aggredita da Mosca. Questi amici di Hamas trovano qualche simpatia anche nel regime cinese altro esempio di democrazia e libertà negate.
Cosa c’entra tutto questo con il diritto dei Palestinesi ad avere un territorio e loro stato? Nulla. Eppure questi sedicenti intellettuali, diplomatici, accademici più o meno ciarlatani, osannati frequentatori di talk-shock (la degenerazione dei talk-show) inquinano i cervelli dei giovani con le loro predicazioni. Ma si guardano bene dal trasferirsi a Mosca, Pechino o Teheran. Mica sono scemi. Sono solo disonesti.