venerdì, 15 Novembre, 2024
Attualità

Il trilogo europeo rimanda le decisioni sulle case green

Posticipata, forse, a dicembre un ulteriore tentativo di trovare un accordo per la direttiva (Ebpd) Ue sulle case green. Il Parlamento e il Consiglio dell’Unione europea non sono riusciti a trovare il bandolo della matassa nel trilogo con la Commissione e alle quattro di notte la riunione si è aggiornata. Come è noto il testo testo approvato dal Parlamento europeo imponeva la ristrutturazione entro il 2033 di tutti gli edifici abitativi nelle classi E, F, G.

Posizioni ancora distanti

Considerato che già dal prossimo anno gli organi europei saranno in scioglimento per le elezioni potrebbe accadere che dell’argomento se ne occuperà il prossimo Parlamento. Le posizioni si sono distanziate sempre di più e il Partito popolare non condivide l’obbligo per le famiglie di ristrutturare le abitazioni nell’obiettivo di emissioni neutre entro il 2050. E’ anche vero che le posizioni tra i partiti potrebbero trovare un punto di equilibrio proprio nel togliere l’obbligo. L’europarlamentare della Lega, Isaballa Tovaglieri, ad esempio ha spiegato che si potrebbe attribuire agli stati membri dell’Unione “il compito di predisporre un piano per ridurre il consumo energetico dell’intero parco edilizio residenziale, con target progressivi di riduzione che saranno oggetto del prossimo negoziato.”

Forse slitta a prossima legislatura

L’ipotesi è già stata ventilata più volte, ma il protrarsi dello stallo potrebbe spingere verso un compromesso. Il nuovo piano potrebbe prevedere che siano gli stati membri dell’Unione europea a stabile come e quando rinnovare gli edifici, entro il 2050, purché si arrivi a una riduzione del consumo di energia dell’intero sistema edilizio residenziale calcolato in chilowattora per metro cubo. Ma gli step e le quantità da raggiungere non sono stati ancora decisi e questo, appunto, fa prevedere che in questa legislatura non si arriverà alla Direttiva.

Testa: Buon lavoro del Governo

Quella del contrasto alle “case green” è stata una battaglia del Governo italiano che la ritiene troppo onerosa per le famiglie anche per il fatto che, a differenza di tanti altri paesi europei, l’Italia ha una quantità di edifici, circa il 70% che è stato costruito prima degli anni settanta. Il rinvio del trilogo è dovuto anche al fatto che non c’è ancora nessun accordo su aspetti come l’obbligo di installare pannelli solari su edifici pubblici e non residenziali. Sulle sanzioni non è chiaro chi dovrebbe pagarle, se le famiglie o lo stato di appartenenza, e non sono chiari neppure gli obiettivi generali. Chi ha espresso soddisfazione per questo ripensamento è Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia che commentando il rinvio ha detto: “ha finalmente prevalso il buon senso.” La riunione notturna del trilogo, nonostante fosse stata convocata “ad oltranza” per chiudere il “testo forzando la mano”, aggiunge Spaziani Testa, “è una grande vittoria di Confedilizia che ha iniziato ben due anni fa a lanciare l’allarme, a Bruxelles e a Roma, sugli enormi pericoli che l’approvazione della direttiva come impostata avrebbe comportato. Siamo grati al Governo per avere agito, anche col personale impegno del Presidente del Consiglio, per scongiurare un esito infausto. E ringraziamo le forze politiche della maggioranza per avere operato, in sede europea, a tutela degli interessi dei proprietari italiani”.

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