lunedì, 16 Dicembre, 2024
Sanità

I giovani medici fuggono dalla specializzazione di medicina d’emergenza

I giovani medici “fuggono” dalle specializzazioni di medicina d’emergenza e urgenza e tendono a spostarsi su quelle più remunerative e spendibili sul mercato privato come dermatologia, allergologia, Ginecologia, Pediatria, Oftalmologia. Fino al 5 ottobre i laureati in Medicina e chirurgia dovevano indicare tipologia e sede della loro specializzazione. Dai numeri nazionali divulgati dalle associazioni dei giovani medici Anaao, Als e Gmi è emerso che tanti posti sono rimasti vuoti: su un totale di 16.165 contratti, i candidati sono stati 14.036, di cui “solo” 11.688 hanno avuto l’assegnazione. Questo significa che il 27,7% delle borse, cioè più di una su quattro, è andata a vuoto, con percentuali altissime: dal 24,5% dei contratti finanziati con fondi statali, al 51,3% di quelli sostenuti da risorse regionali, al 78,1% di quelli riservati alla sanità militare e al Servizio sanitario nazionale. Ora ci sono scuole che non hanno nemmeno uno specializzando assegnato; sono 103, oltre a 127 ulteriori scuole con meno del 25% di specializzandi assegnati.

Situazione compromessa

“La situazione è compromessa”, commentano le associazioni, è frutto di una “errata programmazione dei medici specialisti causata da una sbagliata suddivisione dei contratti a bando, con evidenti storture che hanno portato a diminuire i contratti in quelle scuole che lo scorso anno erano state pienamente coperte e viceversa aumentali in quelle scuole con già poche assegnazioni”. Una vera “Caporetto ampiamente preventivata” poiché il semplice aumento dei contratti stanziati in medicina d’emergenza, associata ad un aumento globale dei contratti ed in assenza di una riforma della formazione medica, avrebbe non solo non risolto il problema della carenza di specializzandi d’emergenza ma l’avrebbe addirittura peggiorata dandole il colpo di grazia.

Pronto soccorso a rischio

Il dato più preoccupante riguarda, appunto, la scuola di specializzazione d’emergenza-urgenza, in cui su 855 contratti stanziati sono risultati assegnati solo 266 (il 31%) con ben 4 senza alcuna assegnazione (tra cui La Sapienza di Roma – Umberto I e Milano San Raffaele). Si assiste all’”estinzione” del medico d’emergenza e all’avanzata del medico gettonista che “corrisponde irrimediabilmente a una diminuzione della qualità erogata in un ambito delicato come quello dei Pronto Soccorso oltre a costi esorbitanti per i contribuenti.”

Scuola senza più specializzandi

“È mortificante constatare che ben 44 scuole di Anatomia patologica, Patologia clinica e Microbiologia”, scrivono le associazioni dei giovani medici italiani,“saranno senza nessun medico specializzando, certificando il depauperamento di figure professionali che sono state protagoniste durante la pandemia Covid. È infine interessante notare che questa scellerata suddivisione dei contratti a bando abbia portato al capolavoro di avere scuole di specializzazione deserte anche in Università notoriamente definite “ambite” come Milano San Raffaele (4 scuole), Humanitas sempre di Milano (2 scuole) oppure Campus Biomedico di Roma (4 scuole) e infine la Cattolica di Roma (4 scuole)”.

Incontro con ministeri Università e Salute

Le associazioni dei giovani medici Anaao, Als e Gmi hanno chiesto un incontro al Ministero dell’Università “ma anche e soprattutto in presenza dei funzionari del Ministero della Salute e della Fnomceo per evitare di trovarci nelle prossime tre settimane ad un aggravamento di questa situazione già compromessa.” Si dicono “pronti a una manifestazione pubblica” e aggiungono che “una intera generazione di giovani medici è stanca di assistere al dibattito surreale dell’abolizione del numero chiuso, dell’istituzione di fantomatiche nuove specializzazione come ‘la chirurgia dei microchip’, e soprattutto non può più tollerare la strenua e coriacea difesa dello status quo da parte del mondo universitario che intende ancora tenerci inquadrati come studenti con molti doveri e pochi diritti invece che come professionisti qualificati che si specializzano, al pari dei loro colleghi europei, con un contratto di formazione lavoro.” Le associazioni chiedono la proroga della presa di servizio al 1 dicembre di tutti i neo specializzandi, l’aumento a 5 degli scaglioni straordinari prima della presa di servizio (aumento promesso e non verificatosi) e soprattutto l’integrazione di rappresentanti dei medici in formazione nel tavolo di riforma già istituito e composto ad oggi solo di accademici.

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