Arriva la terza rata del Pnrr da 18,5 miliardi di euro. “E’ un passo importante per un’Italia che torna finalmente a credere nelle sue capacità”, ha rivendicato la premier Giorgia Meloni. Con i fondi del Pnrr è stato incassato “circa il 44% dell’intero ammontare delle risorse del NextGeneration Eu”, ha aggiunto: “risorse importanti che serviranno a intervenire in ambiti cruciali come la giustizia, la sanità, l’istruzione, il mercato del lavoro, la ricerca.” Meloni, inoltre, ha sottolineato come il pagamento sia “dimostrazione di un lavoro proficuo che abbiamo portato avanti con la Commissione europea, che ci porta oggi a discutere per una valutazione positiva sulla quarta rata e sulla revisione complessiva del Piano, compreso il capitolo del Repower Eu.” “Auspichiamo,” ha concluso, “che anche quelli che ci credevano poco imparino a credere un pò di più nella capacità che questa nazione ha, soprattutto se si lavora tutti nella stessa direzione, di raggiungere i propri obiettivi.”
Fitto: stretta collaborazione con Ue
Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha aggiunto a quanto ha detto la premier che questa rata è “frutto di una stretta e fruttuosa collaborazione con la Commissione europea e il risultato di un lavoro molto impegnativo per raggiungere obiettivi molto complessi relativi a riforme”. “Il lavoro sul Pnrr – ha affermato Fitto – continua senza sosta per ottenere la valutazione positiva sulla richiesta di pagamento della quarta rata e sulla revisione del Piano, incluso il nuovo capitolo Repower Eu”. Ora tornaa riunirsi la Cabina di regia, con all’ordine del giorno la rimodulazione del piano, il monitoraggio degli obiettivi della quinta rata e la verifica sul conseguimento degli obiettivi della quarta rata da 16,5 miliardi, richiesta dall’Italia il 22 settembre. Il Pnrr dell’Italia vale in totale 191,6 miliardi di euro (69 miliardi dei quali sono sovvenzioni e 122,6 miliardi prestiti). Ad oggi, sono arrivati al Paese 85,4 miliardi di euro: 24,9 miliardi in prefinanziamenti, 21 miliardi con la prima rata, 21 miliardi con la seconda e 18,5 miliardi con la terza rata. Dall’Istat intanto il presidente facente funzioni Francesco Maria Chelli ha osservato che gli effetti del Pnrr dovrebbero manifestarsi già dal 2024 e ha affermato che “nel complesso il quadro macroeconomico prefigurato nella Nader è plausibile anche se leggermente ottimistico”.
Nadef: Bankitalia, rischi, ma non allarmismi
Proprio sulla Nadef è intervenuta anche Bankitalia, in audizione nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, secondo la quale sussistono dei rischi che potrebbero condizionare il percorso di riduzione del debito, come l’aumento dello spread e l’invecchiamento demografico, che porterà ad un aumento della spesa per le pensioni. Alcune analisi di scenario presentate nella Nadef mostrano che, nel caso di un aumento dello spread l’incidenza del debito tornerebbe a crescere già nel 2024. Per evitare l’aumento del debito servono azioni di finanza pubblica, ma soprattutto riforme per la crescita economica. La Banca d’Italia sta registrando un forte calo della domanda di credito dovuto all’aumento dei tassi di interesse, ma anche, in una certa misura, dovuto al fatto che “le imprese che avevano accumulato tanta liquidità nel passato hanno rimborsato parecchi prestiti nel corso dell’ultimo anno”, perché “questa liquidità è diventata più costosa da tenere”. Sulle privatizzazioni Bankitalia nota “che l’ammontare prefigurato nella Nadef, un punto percentuale, è in grande discontinuità con quello che è successo negli ultimi 10 anni. Quindi lo sforzo dovrebbe esse abbastanza notevole” anche se non si dispone ancora di dati precisi. “Gli aumenti delle ultime settimane sono un campanello di allerta che non deve portare a eccessivi allarmismi, ma deve rinforzare lo sforzo di mettere in sicurezza i conti pubblici,” ha infine dichiarato il capo del dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Sergio Nicoletti Altimari. “Sappiamo che l’aumento dei tassi di interesse si riflette molto lentamente nel costo medio del debito”, ha aggiunto Nicoletti Altimari: “ancora per i prossimi due anni l’effetto snowball è positivo: la crescita nominale è maggiore al costo medio del debito”, ha precisato.