domenica, 22 Dicembre, 2024
Esteri

Netanyahu avverte Hamas: sarà terribile. Assedio a Gaza senz’acqua né cibo

Vertice a cinque su Israele, tra Biden, Meloni, Macron, Scholz e Sunak

“Assedio completo di Gaza. Non ci sarà elettricità, né cibo, né benzina. Tutto è chiuso”.  È l’ordine esecutivo del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che ha deciso il totale blocco dei rifornimenti. La risposta di Israele verso il movimento palestinese Hamas “sarà difficile e terribile. Cambieremo il Medio Oriente”, ha scandito il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, durante un colloquio con i sindaci delle comunità meridionali, pesantemente colpiti dall’attacco di Hamas.

L’evoluzione del conflitto

Una morsa che segnerà il punto di non ritorno tra Israele e i terroristi di Hamas. L’annuncio è arrivato dopo il consiglio di sicurezza del Comando Sud, decisione che non prevede nessun spiraglio di trattativa. “Stiamo combattendo”, ha sottolineato Yoav Gallant, “animali umani e ci comporteremo di conseguenza”.

Raid dagli esiti imprevedibili

L’avanzata israeliana a Gaza comporterà un assedio complesso dagli esiti imponderabili per le innumerevoli implicazioni di carattere militare, e costi di vittime umane. In più una azione di forza che si svilupperà sotto i riflettori del mondo. C’è inoltre la situazione critica degli ostaggi in mano ad Hamas. Israele inoltre aggiorna la conta dei morti dell’attacco del gruppo terroristico di Hamas che ha provocato 800 morti israeliani, 2.500 i feriti, tra cui moltissimi gravi. Ci sarebbero poi 750 dispersi e almeno 100 ostaggi nelle mani di Hamas. Tra loro americani e tedeschi. Mentre sarebbero 260 i morti al rave dei giovani pacifisti nel deserto.

Carri armati e truppe

L’assedio di Gaza dovrebbe scattare nelle prossime 24 ore. Una indiscrezione trapelata da fonti citate dal quotidiano statunitense “Washington Post”. La preparazione dell’assedio comporterà una strategia logistica complessa. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno iniziato a trasferire verso la barriera di demarcazione con Gaza mezzi corazzati, decine di carri armati e altri sistemi  militari. Il lancio di un’operazione di terra prevede prima l’uso dell’artiglieria e successivamente l’ingresso delle truppe. La scelta di avviare un’operazione di terra diventa un altro aspetto critico per la presenza a Gaza di oltre 100 ostaggi.

Nessuna mediazione

Sul campo la situazione è in continua evoluzione e non sembra poterci essere una de-escalation. Si prefigura un’operazione di terra e una portaerei statunitense – che fino a ieri era nel Mar Ionio – è attesa a breve nel Mediterraneo orientale. Israele avrebbe infatti chiesto agli Usa missili per l’Iron Dome, bombe di piccolo diametro, munizioni per mitragliatrici e una maggiore cooperazione nella condivisione di informazioni di intelligence per rispondere al durissimo attacco di Hamas.

Gaza vittime al mercato

Il terreno di battaglia dentro i confini della Striscia sarà un altro problema per le truppe israeliane, l’ultima operazione di terra è stata fatta nel 2014, da quella data i vertici militari hanno deciso di usare le forze aeree per indebolire Hamas e la Jihad islamica. Il ruolo dell’aeronautica resta comunque centrale nell’operazione “Spade di ferro”, le bombe anche ieri hanno seminato una scia di distruzione e morte. Dagli aerei israeliani sono state lanciate bombe sul mercato ortofrutticolo di Jabalia, nel nord della Striscia, in quel momento secondo testimonianze molto affollato. Sul suolo sono rimasti decine di cadaveri. In seguito l’ospedale di Gaza ha riferito che i morti sono oltre 50. Gli abitanti del posto – secondo le stesse fonti – hanno prestato soccorso ai feriti.  L’attacco ha colto di sorpresa gli avventori che oggi avevano affollato in modo particolare il mercato ortofrutticolo perché dopo due giorni di combattimenti i fornai della zona erano chiusi ed i supermercati ormai vuoti. Testimoni oculari hanno riferito che inattesa delle ambulanze i corpi delle vittime sono stati prelevati da volontari, che hanno scavato fra le macerie in fiamme. I feriti meno gravi sono stati assistiti in abitazioni private.

Sfollati sotto le bombe

A rendere ancora più drammatica la situazione, secondo i testimoni, la presenza a Jabalya di 20 mila sfollati dalla vicina località di Beit Hanun, al confine con Israele. Dopo l’attacco al mercato molti abitanti hanno lasciato poi Jabalya diretti verso l’ospedale al-Shifa di Gaza City, nella speranza che non sarà nel mirino di bombardamenti. Finora l’aviazione israeliana ha reso noto di aver colpito 1.200 obiettivi di Hamas e Jihad islamica e sono stati uccisi 400 miliziani, secondo Tel Aviv. Una conta che è destinata a salire di ora in ora.

Tel Aviv tensione altissima

Sul fronte israeliano la tensione resta ancora altissima. Le sirene di allarme sono risuonate a Gerusalemme e  al confine nord con il Libano. “Dobbiamo entrare a Gaza”, è la decisione, secondo quanto riporta Axios citando fonti israeliane e americane, del premier Benyamin Netanyahu riferito a Joe Biden nel corso di un colloquio telefonico, “Dobbiamo andare dentro. Non possiamo trattare ora”, avrebbe detto Netanyahu a Biden che gli chiedeva degli ostaggi. Il presidente americano non avrebbe cercato di convincerlo a non procedere e gli avrebbe chiesto del possibile secondo fronte al confine fra Israele e Libano. Netanyahu gli ha risposto che il fronte libanese è motivo di preoccupazione e Israele si sta preparando, ma non c’è altra scelta che rispondere con forza a Gaza.

Meloni chiama il Libano

Di fronte alla accelerazione degli eventi Ieri il premier Giorgia Meloni ha avuto una conversazione telefonica con il Primo Ministro della Repubblica libanese, Najib Mikati. Nel merito del colloquio una nota di Palazzo Chigi informa che il presidente Giorgia Meloni ha riaffermato la “volontà dell’Italia di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano in questo delicato frangente”. Secondo la nota di Palazzo Chigi, il colloquio “ha rappresentato anche l’occasione per discutere dell’emergenza migratoria e della questione dei rifugiati siriani in Libano”.
La presidente del Consiglio ha infine auspicato “un rapido decremento del conflitto, evitando un allargamento che avrebbe conseguenze incalcolabili per tutta l’area”.

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