Il Direttore artistico del Romaeuropa Festival, Fabrizio Grifasi, non poteva scegliere artista migliore per inaugurare la geografia di suoni del REF2023: Jeff Mills, una leggenda della musica internazionale.
Gli appuntamenti dell’Opening nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma hanno offerto al pubblico Tomorrow Comes The Harvest, il progetto che il gigante della scena clubbing mondiale Jeff Mills ha sviluppato insieme al suonatore di tabla di origine indiana Prabhu Edouard e al tastierista francese Jean-Phi Dary. In apertura il pianista techno e producer italiano Raffaele Attanasio ha contribuito a chiudere il cerchio della contaminazione di stili e culture che hanno infiammato il pubblico.
A colpire e riconfermare la sapienza di Mills, la sua capacità di ordinare “balla!” alla platea, è la corrispondenza, il feeling immediato col pubblico. Mills compiaciuto e pago della seduzione esercitata ha esclamato, a ragione, “È qui la festa!”. E davvero questo concerto può ritenersi la grande festa del Romaeuropa, in cui si incontrano, in un’esaltazione di sensi, geografie e sonorità distanti, per dare vita ad un mix magico e pieno di energia. Oggi i progetti fusion non mancano certamente e questo di Mills poteva presagirsi come un lavoro affine a “Comet is coming”, che fonde jazz e elettronica ad opera del trio definito “futurismo musicale” dal Guardian; un progetto fusion che porta il jazz londinese nell’underground musicale attraverso i musicisti Shabaka Hutchings, Dan Leavers e Max Hallet.
La grandezza di Mills sta proprio nell’essersi spinto più in là, in una sapiente tessitura di note, generi e latitudini, di cui ha assunto la guida come un sapiente direttore d’orchestra, lasciando pieno spazio espressivo anche agli altri musicisti. A tal proposito merita una sottolineatura l’esibizione del pianista, che suonava contemporaneamente pianoforte, due tastiere e sintetizzatore. Un mash-up improvvisato tra afrobeat, jazz e techno che rivela l’identità, e indica futuri percorsi, dell’uomo contemporaneo e della sostanza multiforme che lo determina: dall’ancestrale ritmo delle percussioni, all’alfabeto sentimentale del jazz, al mood metropolitano della techno. Quello che si raccoglie è una grande opera musicale che non esaurisce il suo significato, ma si apre come una feritoia in cui continuare a guardare.
Mills sale per la terza volta sul palco del Romaeuropa Festival dopo il leggendario live set del 2017, in duo con il batterista nigeriano e padre dell’afro beat Tony Allen, scomparso nel 2020. Da quella eccezionale collaborazione prese forma L’EP Tomorrow Comes the Harvest, pubblicato nel 2018 da Dacca Records.
È proprio per omaggiare il suo maestro e per riprendere le tracce di quel dialogo musicale che Mills fa il suo ritorno.
“L’incontro con Tony Allen è stata una lezione magnifica – ha raccontato in una recente intervista – prima d’incontrarlo pensavo di sapere tutto sul ritmo, dopo aver lavorato con lui ho capito di quanto fosse limitata la mia conoscenza. Dopo la sua morte, ho pensato che sarebbe stato giusto espandere quel progetto, coinvolgendo musicisti di diverse estrazioni. La chiave della riedizione in trio di Tomorrow Comes the Harvest è il viaggio: nessuno di noi tre ha un’idea precisa di dove stiamo andando, ci ascoltiamo a vicenda con molta attenzione – quando lavori con artisti del genere non esistono ostacoli, sbagliare è praticamente impossibile”.
Un live che raduna dunque tre luminari provenienti da mondi musicali differenti e appartenenti ad altrettante tradizioni per racchiudere la vitalità e la forza primordiale dei ritmi che fanno battere il cuore, unendola alla voglia di sottometterli a nuove sperimentazioni con i suoni più contemporanei. Un «rituale» musicale che è pura improvvisazione, dedicato alle sonorità che ci invitano a trascendere la realtà.
Profondamente affascinato dalla fantascienza, il DJ, produttore e artista Jeff Mills ne adotta le idee, i concetti, le storie e l’estetica fin dagli esordi. Per l’artista lo spazio è un’ossessione. La sua musica incarna il futuro, rispettando il passato e rimanendo ancorata nel presente. Quando nel 1992 fonda la sua etichetta discografica Axis, un logo composto da quattro triangoli che puntano verso un centro invisibile, Mills si rifà al principio di rotazione del sistema solare come estetica, concetto e modello di creatività. Le sue prime uscite esplorano temi futuristici e fantascientifici come Mutant theory, Tomorrow, Art / UFO, Time Machine e Alpha Centauri. Per Jeff Mills, il futuro è una potente spinta creativa che spiega l’incessante attività dell’artista.
Fonte foto: sito https://romaeuropa.net/