martedì, 24 Dicembre, 2024
Attualità

A Bari nasce un osservatorio sui traffici d’armi

Da qualche mese è attivo un gruppo di lavoro che monitora i traffici d’armi sulla rotta del mar Mediterraneo, coordinato da Pax Christi e dall’Osservatorio Weapon Watch di Genova, a cui contribuiscono l’associazione Stella Maris, molto radicata tra i marittimi, i lavoratori del porto di Bari e i Missionari Comboniani. Dopo un primo seminario dal titolo “Da dove passa la guerra? Le rotte delle armi nel Mediterraneo”, tenutosi a Bari lo scorso 12 maggio, il gruppo di lavoro ha deciso di dar vita ad un osservatorio sui traffici di armi nella città pugliese. L’osservatorio è stato lanciato con l’evento dal titolo “Accendiamo fari di pace: porti chiusi alle armi e aperti ai migranti” che si è tenuto giovedì 5 ottobre nell’ambito della settimana di mobilitazione globale per la pace in Ucraina e in preparazione della manifestazione nazionale in difesa della Costituzione svoltasi a Roma per il 7 ottobre.

La spesa militare in Italia

Dal 2014 l’investimento in armamenti in Italia viaggia stabilmente intorno agli 8 miliardi di euro l’anno e lo scorso luglio il Governo ha annunciato l’acquisto di 200 carri armati Leopard 2 per un costo stimato di 4 miliardi. Nel complesso, la spesa militare in Italia quest’anno raggiungerà la cifra record di 26,3 miliardi, cifra che è destinata a salire a 38 miliardi nel 2028, se si dovesse confermare l’obiettivo del 2% del PIL. Si tratta di risorse che potrebbero essere investite in sanità, istruzione e welfare. Ma l’industria bellica muove un tale giro d’affari che nessun taglio sarebbe permesso dai potentati che quegli interessi rappresentano e difendono.

I lavoratori del porto di Genova

Per fortuna ci sono settori della società che non si rassegnano a ridurre tutto al mero tornaconto economico e decidono, pagando anche di persona, di intraprendere azioni concrete in favore della pace. Ne sono un esempio i lavoratori del porto di Genova che, in ottemperanza alla legge n. 185/90 che vieta espressamente l’esportazione di armamenti verso Paesi coinvolti in conflitti armati, si rifiutano di caricare materiale bellico su navi destinate alle zone di guerra. Tali iniziative però non potranno durare a lungo, se resteranno isolate e non avranno il sostegno dell’intera società. Per questa ragione il Comitato per la pace di Bari ha deciso di aderire alla rete “Fari di Pace” che si propone di estendere la lotta dei lavoratori genovesi anche in altre città portuali.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Spesa militare nel mondo oltre 2,4 trilioni di dollari. Zuppi: serve la pace

Antonio Gesualdi

L’Unione europea sanziona Alrosa, il più grande produttore di diamanti della Russia

Federico Tremarco

Fake news ai tempi del Covid, lite sul monitoraggio

Carmine Alboretti

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.