“Lodate Dio”, è l’invito di Papa Francesco che ha voluto “aggiornare” l’enciclica “Laudato Si’” “perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso.” Sono proprio queste le parole contenute nella nuova esortazione apostolica del Pontefice, pubblicata il 4 ottobre, festa del Santo di Assisi. Un testo che attualizza l’enciclica del 2015 e che intende specificare e completare quanto già affermato nel precedente testo sull’Ecologia integrale. Ma è anche un testo che il Papa, scrivendo di suo pugno, ha fortemente voluto per chiamare alla “corresponsabilità” di fronte all’emergenza del cambiamento climatico, “prima che sia troppo tardi.”
Non è colpa dei poveri
L’esortazione guarda avanti, in particolare alla COP28 che si terrà a Dubai tra fine novembre e inizi di dicembre, tanto che il Papa scrive testualmente: “con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura” e “non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie.” E a preoccupare il Pontefice sono soprattutto “gli effetti del cambiamento climatico che sono subiti dalle persone più vulnerabili, sia in patria che nel mondo.” I segni del cambiamento climatico non si possono negare o nascondere o dissimulare, scrive Papa Francesco, è “una malattia silenziosa che colpisce tutti noi” e che è sempre più accelerata e che si nota anche col trascorrere di una sola generazione. E la colpa, come qualcuno vorrebbe far credere, “non è dei poveri” che cercano una vita più degna. Il Papa fa notare che c’è una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale che inquina di più rispetto al 50% di quella più povera. “Come dimenticare che l’Africa”, si chiede il Papa, “che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche?”
Siamo appena in tempo
Papa Francesco si occupa anche delle conseguenze del lavoro; la buona gestione della transizione energetica, scrive, non farà perdere posti di lavoro, ma ne creerà di nuovi. È certo che “l’origine antropica” del cambiamento climatico “non può essere messa in dubbio”, aumento dell’inquinamento o delle emissioni di carbonio, con conseguente acidificazione dei mari e scioglimento dei ghiacci. Purtroppo, osserva amaramente il Pontefice, “la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili.” Siamo appena in tempo, ammonisce il Papa, per evitare danni drammatici.
No a essere umano senza limiti
“È urgente una visione ampia” e va superata l’idea di “un’ambizione illimitata” di un essere umano senza limiti. L’Uomo è parte della Natura. “La decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione”, nota il Papa, frutto “della ricerca del massimo profitto” che però rischia di lasciare “una terra devastata”. In troppi sono “estasiati davanti alle promesse di tanti falsi profeti, i poveri stessi a volte cadono nell’inganno di un mondo che non viene costruito per loro.” Anche troppa “debolezza” della Comunità internazionale mentre servirebbe “un multilateralismo dal basso”, “strada inevitabile” perché, spiega Francesco: “se i cittadini non controllano il potere politico, neppure è possibile un contrasto ai danni ambientali.”
Nobilità e vergogna della politica
Un appunto anche ai consessi internazionali sull’ambiente i cui accordi “lasciano spazio a un’ampia discrezionalità” e finiscono per essere impotenti e inapplicati. Il Papa accenna alla delusione per la COP di Madrid e ricorda che quella di Glasgow ha rilanciato gli obiettivi di Parigi, con molte indicazioni, ma “le proposte volte a garantire una transizione rapida ed efficace verso forme di energia alternativa e meno inquinante non sono riuscite a fare progressi.” Francesco esorta a non ridicolizzare la questione ambientale e auspica che i decisori “siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli.” Solo in questo modo “possono mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna.” Infine il Papa ricorda che le motivazioni di questo impegno scaturiscono dalla fede cristiana, incoraggiando «i fratelli e le sorelle di altre religioni a fare lo stesso.”
Consenso unanime
Unanime il consenso e la partecipazione da parte degli accademici, studiosi, attivisti, rappresentanti della società civile e del mondo della cultura invitati ai Giardini Vaticani chiamati a commentare l’esortazione apostolica. Il Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, ha detto che, come sottolineato nell’esortazione papale, “la Cop28 a Dubai è estremamente importante.” “La speranza non muore mai, certo vedo una situazione estremamente difficile”, afferma il fisico. “Abbiamo una guerra guerreggiata con la Russia e una guerra commerciale con la Cina che non fanno pensare a niente di buono a livello di solidarietà internazionale”. “Le soluzioni sono davanti ai nostri occhi. La guarigione del suolo è la migliore economia”, sono le parole del gastronomo Carlo Petrini, che ha elogiato al “drammaticità” della situazione colta dal Pontefice. Lo scrittore Jonathan Safran Foer ha detto che “Abbiamo bisogno di una rivoluzione anche in campo politico e abbiamo bisogno di speranza”. E, da ebreo, cita San Francesco: quando saremo morti non ci porteremo nulla dietro, solo ciò che avremo donato. Gli attivisti Luisa-Marie Neubauer, leader di Fridays for Future in Germania, e di Benoit Halgand, co-fondatore delle organizzazioni giovanili francesi Per un Risveglio Ecologico e Lutte et Contemplation, hanno sostenuto che quanto scritto da Papa Francesco “sono una scossa all’impegno di ciascuno.” Mentre Jubran Ali Mohammed Ali, giovane immigrato dalla Libia che ha raccontato la sua vicenda personale, ha auspicato “che tutti gli uomini imparino a rispettare la natura e a difendere la nostra casa comune, la terra. Io spero che il mio Paese cambierà”.