martedì, 2 Luglio, 2024
Motori

L’auto sempre più un bene di lusso. Quasi scomparse quelle sotto i 20mila euro

La strategia è produrre e vendere meno auto, ma più costose

E’ finita l’epoca delle utilitarie di massa e ora è finita anche l’epoca delle auto sotto i 20mila euro. Il centro studi di Fleet & Mobility ha calcolato che le auto immatricolate nel 2022, con prezzo di listino sotto i 20mila euro, sono “solo” 360mila. Il 27 per cento del mercato. Nel 2019 erano state 800mila (42 per cento) di cui il 7 per cento sotto i 14mila euro. Fascia che nel 2022 è completamente scomparsa.

Quella sopra, da 20 a 35mila euro, pesava il 43 per cento e pesa ancora il 42, rispettivamente 830mila e 564mila unità, mentre oltre i 35.000 euro di listino il film cambia: erano 280.000 prima del Covid e hanno superato le 400.000 nel 2022, dal 15 al 31 per cento delle vendite. La considerazione lapidaria di F&M è che “alla fine tutto si riduce a un cliente che vuole acquistare un’auto e a cosa ti propongono i costruttori: se ce la fai compri, sennò desisti.”

L’auto, un prodotto di lusso

La strategia, sempre più generalizzata, “è produrre e vendere meno auto”, per cui non serve svenarsi sul prezzo. Di fatto è come se l’industria automobilistica si stesse convertendo a un’industria di un prodotto di lusso e le concessionarie a vere e proprie boutique. Perché questa scelta? Gli esperti rispondono: perché non ha scelta. “Se vendesse tutte le macchine che il mercato chiede, ovviamente non ai prezzi attuali ma neppure a quelli di saldo degli anni scorsi, ci sarebbe un mix troppo sbilanciato sulle termiche classiche, sforando i limiti imposti dalla politica: troppi gr/km di CO2 e multe salate.”

Non solo auto

Questa storia, tanto sgradevole da apparire incredibile, non riguarda solo le auto. È di questi giorni l’annuncio di Bosch UK di scaricare sui listini di ogni caldaia a gas 5.000 sterline, pari alla multa che dovrà pagare per non riuscire a vendere quelle a pompa di calore, che il mercato non vuole. Azioni e reazioni delle scelte per limitare l’impatto del cambiamento climatico, ma anche dei semplici interesse di mercato. “Indubbiamente”, spiega il centro studi F&M, “ci sono clienti (100mila? 200mila?) che comprerebbero auto sotto i 20.000 euro di listino e i costruttori incumbent gliele negano.” Non sorprenda, poi, che i cinesi cerchino di infilarsi in questa fascia di acquirenti di automobili a motore termico. In definitiva, comunque, sono tutti contenti: le case automobilistiche fanno lauti profitti. Chi può permetterselo compra l’auto di lusso. Chi non può o non vuole compra un’auto di importazione.

Resta il nodo dei lavoratori

Per i paesi occidentali resta nodo di quei 12,9 milioni di lavoratori, tra diretti e indiretti, dell’automotive – vedi lo sciopero di settimane negli Stati Uniti – che o perdono il lavoro o devono combattere per una migliore distribuzione delle ricchezze prodotte. “Alla fine, le politiche green della Commissione non avranno abbassato le emissioni, che peraltro allo 0,9 per cento del totale sono già risibili – scrivono gli estensori della ricerca – ma avranno sicuramente picconato la nostra industria domestica”.

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