Finisce davanti alla Corte costituzionale la nuova legge regionale della Valle d’Aosta in materia di locazioni brevi a fini turistici. Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, ha infatti impugnato la norma approvata lo scorso 12 luglio dal Consiglio Valle. Secondo il Governo: “talune disposizioni relative alle locazioni brevi per finalità turistiche, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di ordinamento civile, violano” la Costituzione nel punto in cui prevede che “lo Stato ha legislazione esclusiva” in materia di “cittadinanza, stato civile e anagrafi” (articolo 117, secondo comma, lettera l).
Il testo della legge, composto di tredici articoli, definisce gli alloggi a uso turistico (camere ubicate in prima case e camere o unità abitative qualificate come seconde case), il locatore per finalità turistiche, il codice identificativo regionale (Cir) rilasciato dal Comune per ogni alloggio a uso turistico, gli adempimenti amministrativi e i servizi erogabili negli alloggi a uso turistico, l’imposta di soggiorno (parificandoli alle strutture turistico-ricettive), la promozione da parte dell’Office régional du tourisme, i controlli e le sanzioni. Il ddl era stato approvato con 19 voti a favore (Uv, Av-Vdau, Fp-Pd, Sa, Pla), 13 contrari (Lega Vda, Fi, Misto) e due astensioni (Pcp).
FI e Lega si opposero
Nel dibattito in Consiglio regionale sul varo della legge sia Forza Italia che Lega intervennero in maniera decisa e contraria. Il capogruppo di Forza Italia, Pierluigi Marquis, fece notare che sono 250mila i posti letto in abitazioni secondarie di proprietà o in affitto, che “incidono in maniera significativa sullo sviluppo del territorio e che, nei momenti di grande affluenza, ha supplito e supplisce alla carenza di posti letto alberghieri.” E che la legge valdostana “non considerava il contributo oggettivo che la locazione turistica dava al territorio.” Non solo, ma negli ultimi anni, notava Marquis, “il patrimonio immobiliare ha subìto un deprezzamento medio del 30% e per mantenerlo bisogna invece calcolare un aumento del 30-40% causato dalla crescita generale dei costi. Questo genere di locazioni è un piccolo aiuto per i proprietari degli immobili: non è un’occasione per fare business ma un modo per coprire le spese vive legate al mantenimento delle case.””Costerà più la corda del sacco”, ha sintetizzato, “e creeranno danni al sistema turistico.”
Per Paolo Sammaritani del gruppo Lega Vda era solo “confusione” e “superficialità”. “E’ una legge scritta male, che crea una serie di complicazioni inutili. Questa legge avrà l’effetto di lasciare le case vuote: non è questo che vogliamo. Noi dobbiamo aiutare i cittadini a usufruire del loro patrimonio oltre che ad abbellirlo. Il contributo che questo settore dà come apporto economico dal punto di vista fiscale è di circa 1,5 milioni di euro, ci sono poi vari milioni di indotto. Un settore che non è in conflitto con l’attività alberghiera e che tutti gli stakeholders sono favorevoli a disciplinare, ma non con queste modalità.”
Uppi: travisata la realtà
Insomma è accaduto pochi mesi fa in Valle d’Aosta quello che sta accadendo per tutto il Paese e che, finora, il Governo è riuscito a scongiurare bloccando la proposta del ministro Santanchè. Anche la sezione valdostana dell’Unione piccoli proprietari immobiliari ha detto espressamente attraverso il suo segretario Jean-Claude Mochet: “siamo affranti nel constatare che, invece di andare verso la semplificazione, come la nostra associazione auspica da sempre in tutte le sue sedi sia nazionali che europee, la burocrazia prenda il sopravvento creando maggiori adempimenti. È inaccettabile continuare a vederci trattati come persone che vivono di rendita, magari evadendo il fisco, poiché chi affitta per breve periodo un alloggio, magari ereditato dai genitori o sul quale ha un mutuo, non ha di certo le stesse potenzialità, le stesse forze o gli stessi obiettivi di chi loca in maniera professionalmente organizzata.” Mochet, infine, fa un’osservazione che potrebbe servire anche al Consiglio dei ministri: “trovofuori luogo” dice, “definire ‘gestori di appartamenti turistici‘ chi affitta i propri alloggi in maniera non professionale e occasionale travisando completamente la realtà dei fatti, perché tale platea di piccoli proprietari non fa nessuna concorrenza agli alberghi dato che essa si rivolge a un target di turisti completamente diverso”. La bozza di Decreto del Ministero del Turismo, in effetti, definisce soltanto la “locazione per finalità turistica”, ma non contempla le finalità di lavoro, di studio, di salute e quant’altro ancora.