domenica, 22 Dicembre, 2024
Sanità

Sanità, i numeri da shock di un modello in caduta libera

Sul rinnovo del contratto tra Governo, Regioni e medici c’è l’ultimatum di quest’ultimi: “si decida entro ottobre o sarà rottura”, ma sui numeri della crisi del Servizio sanitario nazionale, serviranno anni per invertire la rotta. Il report dell’Associazione medici e dirigenti, è una pagina tutta in negativo del sistema salute: meno 4.800 medici ospedalieri, meno 9.000 infermieri, meno 8.000 medici di medicina generale, meno 30.492 posti letto, meno 111 ospedale, meno 113 pronto soccorso. C’è poi un aspetto che diventerà decisivo con battaglie e rivendicazioni al femminile, nel mondo dell’assistenza sanitaria le donne saranno protagoniste, e le nuove richieste punteranno ad equiparare possibilità di carriera e stipendio con i colleghi medici.

“Il mondo medico sarà sempre più al femminile ma non a misura di donna”, osserva Silvia Mengozzi, presidente del Consiglio nazionale Anaao Assomed – Associazione Medici Dirigenti, che ha indicato al pubblico di Padova presente all’incontro “Mega Salute”, promosso, da Motore Sanità, le preoccupazioni della dirigenza medica e sanitaria che fatica a rappresentarsi nel Paese, in un quadro generale estremamente critico.
“In Italia le donne medico sono oltre 400 mila, poco meno de 70% del personale assunto nel servizio sanitario nazionale”, osserva Silvia Mengozzi, “Il lavoro all’interno del mondo sanitario è ancora saldamente plasmato sui medici uomini, che detengono le cariche apicali e determinano dinamiche che tuttavia li riguardano sempre meno, almeno dal punto di vista numerico”.

I numeri della sconfitta

C’è poi l’indagine di Anaao Assomed che è da brividi. “Più della metà (56,1%) tra medici e dirigenti sanitari è insoddisfatta delle condizioni del proprio lavoro e 1 su 4 (26,1%) anche della qualità della propria vita di relazione o familiare. E’ necessario rendere più attraente la professione medica, altrimenti sarà un grande problema nel prossimo futuro garantire salute ai nostri assistiti e alla popolazione italiana”, evidenzia  ancora Silvia Mengozzi, che rimarca un altro aspetto: “I principi di universalità, uguaglianza ed equità del servizio sanitario nazionale sono stati traditi e le conseguenze sono importanti: lunghissimi tempi di attesa, aumento della spesa privata, diseguaglianze nell’accesso alle cure, inaccessibilità alle innovazioni, mobilità sanitaria, rinuncia alle cure e riduzione dell’aspettativa di vita. C’è bisogno”, si interroga la dirigente sindacale, “di cambiare rotta, ma ce la faremo?”.

Un cambiamento difficile

Se la discussione sul rinnovo del contratto. è avvolta nel pessimismo quella dello stato attuale della sanità lascia storditi. Per molti operatori sarà difficile pensare ad una svolta tanto che i vertici della Organizzazione temono il peggio e si interroga se di arriverà tra non molto ad una crisi irreversibile.
“Ce la faremo a ribaltare questi numeri, provocati dalla razionalizzazione della spesa che ha portato dal 2010 ad oggi a continui tagli con molti segni meno?”, prosegue Mengozzi che auspica, la firma di un nuovo contratto collettivo nazionale “che scenda in maniera specifica in quelle che sono le esigenze dei dipendenti sanitari del servizio sanitario nazionale e un nuovo disegno del servizio sanitario nazionale italiano che prosegua nella strada indicata del 1978 in un mondo innovativo, digitale, tecnologico e al femminile”.

Cambiare schema organizzativo

Secondo Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed serve cambiare il modello organizzativo, facendolo crescere, investendoci maggiormente, prendendo in carico il paziente, evidenziando le qualità dei professionisti e facendoli crescere. “Se da una parte l’ospedale non ha più una caratterizzazione chiara del suo ruolo, gli accessi sono tutti in pronto soccorso, il 60 per cento degli accessi sono secondi accessi, dall’altra parte c’è il professionista che è ingabbiato contrattualmente, professionalmente, economicamente, anche in termini di possibilità di carriera”.

La crisi di una professione

“Un contratto”, osserva ancora il leader dei medici dell’Anaao, “che non qualifica professionalmente, non qualifica socialmente, che non gratifica per i livelli di impegni profusi. Un modello che non regge più e da riorientare, insoddisfacente anche se fosse rifinanziato al 10 per cento del Pil. E’ il modello organizzativo che non regge”.

Contratto e nuovi modelli

L’appello del segretario nazionale è tutto proiettato verso una vera svolta : “Serve una flessibilità contrattuale e professionale e una idea chiara del percorso che il paziente deve seguire dal domicilio al territorio all’ospedale e al suo rientro a casa”, puntualizza Pierino De Silverio, “E ci vuole una definizione organica chiara così come una definizione delle risorse con cui attuare questi nuovi sistemi. Più che assenza di risorse è l’assenza di volontà di puntare sulla salute il nodo da sciogliere, come una priorità del Paese se è vero che le percentuali di investimenti rispetto al Pil sono vari punti dietro le altre nazioni europee. Non è più tempo di proteste sotto traccia ma di azioni eclatanti per smuovere le acque. Il medico deve curare non timbrare il cartellino e la sua azione professionale deve tornare centrale”.

Possibile un futuro migliore

Per Anaao Assomed, infine, le leve strategiche per la sostenibilità del servizio sanitario nazionale portano il nome di innovazione tecnologica, intelligenza artificiale e big data, investimenti in digitalizzazione, nuove tecnologie, ricerca, nuovi farmaci e personale. “Dobbiamo”, conclude Silvia Mengozzi, “crederci, dobbiamo difendere la nostra professione e il sistema salute”.

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