venerdì, 15 Novembre, 2024
Energia

In Europa ci sono 121 centrali nucleari aperte, producono il 26% di energia

Al via la Piattaforma italiana per il nucleare

Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha presieduto la prima Piattaforma Nazionale per un nucleare sostenibile (Pnns), il cui obiettivo è quello di “definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alle opportunità di crescita della filiera industriale nazionale già operante nel settore.” La Piattaforma è stata avviata in linea con la mozione approvata lo scorso maggio dal Parlamento che ha impegnato il Governo a sostenere la ricerca tecnologica su fusione e fissione nucleare e a informare correttamente i cittadini sulla scelta di un nucleare sostenibile. “Non si tratta evidentemente di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione”, ha spiegato il ministro dell’Ambiente, “ma di valutare le nuove tecnologie sicure del nucleare innovativo quali gli Small Modular Reactor (SMR) e i reattori nucleari di quarta generazione (AMR).”

Le linee guida entro 9 mesi

Alla Piattaforma partecipano oltre al Ministero anche enti pubblici di ricerca, esponenti del mondo delle Università, associazioni scientifiche, soggetti pubblici operanti nel settore della sicurezza nucleare e del decommissioning, nonché  imprese che hanno già in essere programmi di investimento nel settore nucleare. “L’Italia”, si legge in una nota ministeriale, “come già previsto nella proposta di aggiornamento del Pniec, punta sulla vasta diffusione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica per garantire la decarbonizzazione e la sicurezza energetica, anche attraverso la diversificazione delle fonti e l’integrazione delle diverse soluzioni tecnologiche disponibili.” La Piattaforma sarà coordinata dal Mase con il supporto di Enea e Rse e verrà articolata in gruppi tematici di lavoro. La roadmap dovrebbe articolarsi in incontri programmati nei prossimi sette mesi e coinvolgere tutti i settori interessati alla produzione e gestione dell’energia atomica. Poi arriveranno le “linee guida”, entro ulteriori due mesi, che faranno da base per una strategia definitiva che definirà tempi e modi della “possibile ripresa” dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia.

Nucleare di terza generazione

Il ministro Pichetto Fratin ha citato la tassonomia europea, perché questa fa riferimento a tecnologie rinnovabili e al nucleare della migliore tecnologia disponibile. Il Centro Comune di Ricerca europeo (Jrc) ha dimostrato che il nucleare di terza generazione avanzata non produce rischi significativi né per uomo, né per l’ambiente. Il presidente dell’Associazione italiana nucleare Nicola Monti, ha commentato suggerendo che parallelamente all’attivazione della Piattaforma “si dovrà lavorare anche sulla pubblica opinione, dove rimangono sacche non trascurabili di resistenza al nucleare. Fondata su paure irrazionale, che non vanno derise, ma rimosse con la corretta informazione, senza temere il confronto con chi quelle paure alimenta con argomenti privi di base scientifica.”

I “no” italiani

Nel mondo ci sono 437 reattori nucleari di potenza operativi in 32 Paesi e 57 impianti in costruzione in 17 Paesi. Secondo la IAEA (International Atomic Energy Agency), altri 30 Paesi hanno espresso l’intenzione di adottare per la prima volta l’energia nucleare nel loro mix energetico. Fra questi cosiddetti newcomer countries gli Emirati Arabi Uniti e la Bielorussia che hanno già connesso in rete grandi impianti nucleari di tipo avanzato in appena 10 anni partendo praticamente da zero. Altri newcomer countries sono Bangladesh, Egitto, Turchia, Uzbekistan che stanno costruendo impianti. In vari Paesi di lunga tradizione nucleare comeCina, Corea del Sud, Francia, India, Regno Unito, Russia, USA impianti nucleari di terza generazione avanzata sono entrati in funzione in questi ultimi anni o sono in procinto di farlo. Nell’Unione Europea già oggi la generazione elettrica da nucleare pesa per il 26% della produzione elettrica; si tratta di oltre il 40% dell’elettricità a basso contenuto di carbonio del continente. “Il ruolo delle 121 centrali nucleari europee,” è scritto in un recente “position paper” dell’Associazione italiana nucleare, “si mostra strategico, per i volumi di gas clima-alteranti evitati, ai fini del raggiungimento degli obiettivi emissivi al 2030 e oltre.” 

L’avvio della Piattaforma per il nucleare sostenibile è il terzo tentativo dell’Italia di avviare la produzione di energia dall’atomica dopo il primo avvenuto nel 1979-1987 e il secondo tentativo del 2008-2011. Tentativi fermati da due referendum abrogativi: 80% di “no” nel 1987 e 94% di “no” nel 2011.  

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