Lo sport nazionale più praticato -dopo il calcio- è quello di fare e disfare maggioranze, accorciare la vita ai governi e tornare alle urne con frequenza parossistica. È un esercizio spesso solo mentale di alcuni analisti. A volte consiste nel confondere un desiderio con un pensiero (wishful thinking). Ma, talora, diventa uno spericolato movimentismo politico che contagia perfino i vincitori delle elezioni. Insomma, più che faticare a governare, si preferisce allenarsi per i prossimi comizi.
Circola in alcuni ambienti l’ipotesi che Giorgia Meloni, vista qualche turbolenza tra i suoi alleati, voglia far saltare il banco e puntare dritto ad elezioni anticipate. Nel frattempo, a reggere le sorti del Bel Paese, ci penserebbe un tecnico di vaglia. Non ne mancano. La riserva della Repubblica è sempre la Banca d’Italia. Questo scenario sembra un pio desiderio di chi vuole sbarazzarsi di una maggioranza abbastanza solida nei numeri anche se, come tutte le coalizioni, attraversata da divergenze tra i partiti che ne fanno parte.
I fautori di questa ipotesi non specificano le date. Ma siccome a giugno si vota per le europee, tutto dovrebbe consumarsi prima presumibilmente per abbinare le elezioni politiche nazionali anticipate con il voto per il Parlamento europeo. A meno che non si pensi di poter stressare gli italiani con due campagna elettorali a distanza di piche mesi.
Sinceramente, ci sembra uno scenario poco credibile e comunque poco auspicabile.
L’Italia di tutto ha bisogno fuorché di instabilità. Abbiamo votato un anno fa. I cittadini hanno scelto una maggioranza abbastanza chiara che non ha bisogno di stampelle. Non si capisce perché questa coalizione non debba fare il suo mestiere: prendere di petto i problemi e trovare soluzioni ragionevoli.
Dei tre partiti di Governo nessuno pensa seriamente di fare uno strappo. Perché mai Meloni dovrebbe essere lei a farlo?
Il suo partito ha il triplo dei voti della Lega e il doppio di quelli di Lega e Forza Italia messi insieme. Il disegno politico di Meloni è di costruire una forza conservatrice stabile che sia oltre il 30% e che punti a tenersi gli elettori conquistati evitando che la turbo-democrazia li disperda chissà dove. Meloni si sta costruendo un’immagine, e anche una sostanza, più moderata e rassicurante in Italia e all’ Estero. È all’inizio di questa operazione che non può dare risultati pieni nel volgere di un solo anno di governo. Presentarsi davanti agli elettori quando il lavoro è appena iniziato è sempre rischioso.
C’è un solo caso in cui elezioni anticipate potrebbero essere una tentazione irresistibile per Meloni: se dalle urne delle europee Fratelli d’Italia dovesse uscire con una percentuale intorno al 33-35% .In quel caso Meloni potrebbe pensare di andare all’incasso per consolidare la sua forza nella coalizione e mettere definitivamente a tacere chi, più meno maldestramente, cerca di erodere il suo consenso. Ma, da qui a Giugno, Meloni non può fare altro che governare senza cambiare la rotta sin qui seguita.