Non è una prova di grande responsabilità iniziare la campagna elettorale per il Parlamento europeo con 8 mesi e mezzo di anticipo. Si voterà nella prima settimana di Giugno 2024 e già si sentono fastidiosi borbottii e un rullar di tamburi che finiscono per turbare l’azione di governo.
Meloni da un anno in qua ha impostato i suoi rapporti con Bruxelles in maniera molto equilibrata e costruttiva ,cercando alleati su almeno due fronti: l’immigrazione irregolare e la riforma del Patto di stabilità e crescita. Finora la sua paziente cucitura ha portato risultati parziali ma positivi e promettenti.
Sui migranti è passata l’idea che si tratta di un problema non solo italiano ma europeo e che la solidarietà dei Paesi dell’Unione è necessaria, visto che il famigerato Regolamento di Dublino ancora non si riesce a cambiarlo.
Sul Patto di stabilità Meloni ha trovato buoni alleati nella Francia di Macron e nella Spagna di Sanchez e può contare anche sul sostegno discreto di Mario Draghi che Ursula von der Leyen ha rimesso in pista sul rilancio della competitività dell’Europa.
Aggiungiamo che il rapporto personale tra Meloni e la Presidente della Commissione è eccellente.
Insomma l’Italia non solo non è isolata ma ha un fronte di “amici” anche in Paesi governati non dalla destra. Meglio di così… Rimane un solo tema sotto traccia ed è la ratifica della riforma del Mes: un atto dovuto che l’Italia dovrà compiere per non essere accusata di bloccare un sistema che può essere di aiuto a Paesi in difficoltà.
In questo contesto si sono inserite una serie di dichiarazioni di esponenti della maggioranza che sono sbagliate nei toni e nella sostanza. Si tratta di frasi che si comprendono se usate nei comizi degli ultimi giorni di una campagna elettorale ma non possono pesare per 8 mesi su una delicata azione di Governo.
Litigare con l’Europa, prefigurando “guerre” e congiure contro di noi sul tema dei migranti è fuori luogo e finisce per minare il certosino lavoro di Giorgia Meloni, di Antonio Tajani e di Matteo Piantedosi che mantengono i nervi saldi di fronte ai massicci sbarchi a Lampedusa e continuano a perseguire una politica di collaborazione europea.
Le stesse critiche Gentiloni sarebbe stato più opportuno formularle riservatamente e garbatamente in un incontro con il Commissario. Insomma l’Italia non può passare 8 mesi e mezzo in un continuo schiamazzo contro l’Europa ,proprio nel momento in cui Roma sta, finalmente, trovando l’ascolto che merita a Bruxelles su temi delicati. Meloni e con lei i suoi ministri più fidati devono resistere a questa pressione che in chiave elettoralistica vorrebbe provocare un litigio tra noi e l’ Europa. Alla fine i risultati verranno, gli italiani capiranno e apprezzeranno la moderazione ritenendo l’estremismo verbale inconsistente e dannoso per l’Italia.