Crollano i lavoratori indipendenti assicurati all’Inps. Se ne perdono una media di 90 al giorno. Nel 2019 erano 4 milioni 959mila, nel 2022 sono scesi a 4 milioni 825mia: un calo netto di 134mila unità in quattro anni.
Crollo preoccupante
“Un vero e proprio crollo”, per Confesercenti, “che non può che preoccupare”. Al netto del trend demografico, l’associazione sostiene che si tratti di “un dato che purtroppo conferma le crescenti difficoltà a rimanere sul mercato delle micro e piccole imprese a conduzione familiare, che hanno visto sfumare la ripresa post pandemica a causa del caro-vita e dell’incremento dei prezzi energetici.”
Dietro la riduzione di indipendenti, oltre ai fenomeni di consolidamento segnalati dall’Inps, c’è infatti certamente la difficoltà dell’Italia della ‘ditta’, quell’Italia di commercianti (-78mila), artigiani (-70mila) e professionisti che hanno caratterizzato il nostro sistema economico.
Meno oneri burocratici
“Un calo che l’aumento di altre tipologie di lavoratori indipendenti non riesce a compensare”, scrive la confederazione dei commercianti, “micro e piccole imprese – vere e proprie “famiglie produttive” – che non spariscono per mancanza di competitività, ma per il doppio colpo di pandemia e caro-vita”. E che si trovano a fare i conti con un sistema Paese dove è sempre più difficile tentare l’avventura imprenditoriale. Rimedi proposti? “Meno oneri burocratici e più sostegni” e “revisione della modalità di pagamento delle imposte”. Confesercenti chiede, inoltre, l’introduzione di una sorta di “abbonamento fiscale”, superando il meccanismo “saldo-acconti” con una rateizzazione mensile di quanto dovuto ed un conguaglio finale: una proposta che gli stessi proponenti giudicano “seria e praticabile e che il Governo dovrebbe prendere in considerazione.” A questo dovrebbero essere associati l’“alleggerimento” degli oneri previdenziali e fiscali per almeno un periodo di tre anni dall’avvio dell’attività.
In crisi negozi di vicinato
Non basta. La Confederazione pensa anche ai negozi di vicinato e chiede una “fiscalità di vantaggio” per quelli con un fatturato inferiore ai 400mila euro l’anno: “un provvedimento essenziale per contrastare il fenomeno della desertificazione commerciale che sta interessando sempre più grandi e piccoli centri urbani italiani, con un grave impatto non solo sul settore ma anche sull’offerta di servizi ai cittadini.”
Quanto all’estate Confesercenti rileva che se la Grande Distribuzione e il commercio elettronico raccolgono segnali positivi, continuano a soffrire le attività di vicinato, nonostante gli sconti e i saldi estivi. Un risultato deludente, confermato dal sondaggio condotto da Fismo Confesercenti sulle piccole imprese del commercio moda, che vede oltre il 50% dei negozi segnalare vendite in calo rispetto ai saldi estivi dell’anno scorso.