sabato, 16 Novembre, 2024
Ambiente

Case green, fino al 6 ottobre una serie di incontri per trovare la quadra

L’Italia in difficoltà con le tempistiche desiderate dall’Unione Europea

Un milione e ottocentomila edifici residenziali in ballo e una media di 35mila euro a famiglia. Sono questi i due grandi dati che interessano gli italiani, riferiti agli effetti della direttiva casa green in discussione con l’Europa. Dopo le forti resistenze dell’Italia ora si stanno intensificando le trattative sia a livello tecnico che politico. In questi mesi si sono susseguite riunioni interistituzionali, poi nelle prossime settimane incontri preliminari in vista della riunione del Trilogo (Commissione, Parlamento e Consiglio Ue) di venerdì 6 ottobre. L’Italia si era opposta alla direttiva perché considerata troppo onerosa, ma la Commissione europea vuole arrivare a una determinazione entro fine anno.

Quasi 2 milioni di case energivore

L’Unione vuole ridurre del 55% le emissioni nocive entro il 2030 attraverso la riqualificazione delle abitazioni con una tempistica stringente: edifici di proprietà pubblica dal 2027 classe E e dal 2030 classe D. I non residenziali dal 2027 classe E e dal 2030 classe D. Gli edifici residenziali dal 2030 classe E e dal 2033 classe D. Inoltre obbligo per tutti gli edifici nuovi di impianti solari. Il provvedimento è nel pacchetto di riforme “Fit for 55” e vuole togliere di mezzo almeno il 15% degli edifici più energivori (collocati nella classe energetica G) per ogni stato membro; in Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali, sul totale di 12 milioni.

Gli articoli 9 e 16 più controversi

La Direttiva europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici(EPBD), meglio conosciuta come “direttiva casa green”, dopo aver ottenuto il 14 marzo 2023 l’ok dal Parlamento europeo è entrata nell’ultima fase del processo legislativo. Il 6 giugno e 31 agosto scorsi si è dibattuto soprattutto gli articoli più controversi: il 9 in base a cui gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E nel 2030 e la classe D nel 2033, e il 16 che rivede tutto il sistema di classificazione. Poi ci sono le questioni riguardo i controlli e i professionisti abilitati e relative certificazioni. Mentre a ottobre, il prossimo Trilogo, dovrà occuparsi delle questioni più spinore: come il calendario per il miglioramento delle classi energetiche degli immobili e la revisione del sistema degli attestati di prestazione energetica. Anche se tutto filasse liscio prima del 2025 gli stati membri difficilmente riusciranno a recepire la direttiva e le scadenze del 2027 già cominciano ad apparire abbastanza improbabili.

Ridurre emissioni entro 2030

Per “case green” si intendono gli immobili con risparmio energetico ed emissioni di gas nocivi pari o vicini allo zero. Obiettivo che si vorrebbe raggiungere entro il 2050. Il testo fa parte del progetto “Fit for 55” con cui l’Unione europea vuole ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990: in media, gli edifici rappresentano il 40% del consumo energetico e il 36% dell’emissione di gas nocivi. In base a questi obiettivi gli Stati membri devono presentare Piani nazionali per la riqualificazione energetica degli edifici agendo prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori.

Tenere conto contesto italiano

L’Associazione dei costruttori italiani, Ance, ha stimato che su 12 milioni di edifici residenziali oltre 9 milioni non risulterebbero idonei a rispettare le performance energetiche richieste. Ma c’è di peggio: la riqualificazione del 15% degli edifici energivori fissata al 2023 non sarebbe raggiungibile prima di 630 anni. Servirebbero 3.800 anni, invece, per la decarbonizzazione generale dell’Europa prefissata entro il 2050. Inoltre, dall’ultimo rapporto ENEA sul tema, circa il 75% degli immobili presenti nei comuni italiani sarebbe stato realizzato prima della legge 10/1991, la norma che regola i consumi dell’energia negli edifici pubblici e privati. Sempre secondo le stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, cioè 12 milioni, apparterrebbero a classi energetiche inferiori alla D, nello specifico il 34% in G, 23,8% in F e 15,9% E. Dati che hanno fatto dire al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin: “non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane. Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese.” Vedremo in queste settimane come andranno le trattative.

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