In Italia si lavora di più rispetto al passato. Ma non ancora come nel resto dell’Europa. Ecco quanto si evince dai dati presentati ieri alla Camera dall’Inps nel suo ‘Rapporto annuale’ sul mercato del lavoro relativo al 2022. Scorrendo lo studio ‘raccontato’ in Parlamento dalla Commissaria straordinaria dell’Istituto Micaela Gelera, i dati sul tasso di occupazione parlano di un numero importante, il 61%. Si tratta di un valore record mai raggiunto prima, nemmeno prima della grande crisi finanziaria internazionale del 2008. In generale, la fotografia scattata dall’Istituto previdenziale parla di più rapporti di lavoro subordinato, di più tempo indeterminato, meno ammortizzatori sociali, più ore lavorate, più retribuzioni e più contributi versati.
Il contributo delle donne
Rilevante il contributo delle donne al recupero post-pandemico: il tasso di attività femminile ad aprile 2023 ha superato quello pre-pandemico, attestandosi al 57,4%, mentre il tasso di occupazione è adesso pari al 52,3%. Da segnalare, però, che nonostante le donne costituiscano il 52% dei pensionati, ricevono solamente il 44% dell’importo totale delle pensioni. Passando al tasso di disoccupazione, è risultato pari al 7,8%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, il valore più basso dal 2019. Da segnalare che questo calo si è registrato in tutti i settori economici, fatta eccezione per quello legato all’agricoltura. Bene soprattutto l’occupazione nel reparto delle costruzioni che ha beneficiato delle agevolazioni fiscali.
Inferiori all’Ue
Sono tutti progressi significativi per il mercato del lavoro, trainato da un aumento del Pil reale del 3,7% che ha consentito il superamento dei livelli pre-crisi, ma non sono ancora sufficienti se si considera che il tasso di occupazione italiano è ancora nettamente inferiore alle media dell’Unione europea, a Francia (68%), Germania (77%) e Spagna (64%).
Fenomeno dimissioni volontarie
Il rapporto dell’Istituto previdenziale ha annunciato poi che i beneficiari dell’Assegno Unico e Universale sono circa dieci milioni di persone (con una presenza predominante di genitori lavoratori dipendenti) per una spesa complessiva di circa 16 miliardi, mentre il numero dei pensionati è di circa 16 milioni di unità per una spesa lorda che ammonta a poco più di 320 miliardi di euro. Risulta in forte crescita il fenomeno delle dimissioni volontarie (+26 per cento rispetto al 2019): un fenomeno, per la Ministra del Lavoro Marina Calderone, dovuto alla dinamicità del mercato: “Si smette di operare in un’azienda perché c’è la possibilità di lavorare per un’altra”. Il numero dei lavoratori poveri (i dipendenti privati con retribuzione inferiore al 60% della media) a ottobre risultavano essere 871.800 (6,3%).
Cuneo fiscale
L’Inps ha poi analizzato di effetti del taglio del cuneo fiscale, che agisce direttamente sulla quota contributiva a carico dei lavoratori. L’analisi ha rivelato un aumento dell’importo netto in busta paga di una media di circa 30-40 euro mensili nel 2022. A ottobre 2023 l’incremento lordo dovrebbe essere di circa 100 euro, con un peso importante considerando che la retribuzione media mensile è di 1.500 euro. Prossimi passi per la Calderone, lavorare per l’inclusione sociale lavorativa, “per rendere il mercato del lavoro ancora più dinamico e farlo crescere in termini di qualità dei contratti, con l’obiettivo di aumentare anche le retribuzioni per sostenere il potere d’acquisto”.