domenica, 17 Novembre, 2024
Ambiente

La fertilità del suolo agricolo minacciato da micro e nano-plastiche

Secondo uno studio sulle plastiche nel suolo presentato dal professor Edoardo Puglisi, docente della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università Cattolica, campus di Piacenza in occasione dell’AGRIFOODPLAST, le micro e nano-plastiche che si depositano sui suoli agricoli potrebbero ridurne la fertilità, influenzando l’azione dei microrganismi del suolo che aiutano le piante ad assorbire i nutrienti fondamentali.

L’ecosistema ‘Plastisfera’

“Come microbiologi agrari dell’Università Cattolica svolgiamo da diversi anni attività di ricerca sulla plastisfera, ovvero sull’ecosistema creato dall’uomo per rilascio di plastica nell’ambiente, concretizzatasi negli ultimi anni nel coordinamento del convegno AGRIFOODPLAST e nella partecipazione all’ampio progetto europeo MINAGRIS della durata di 5 anni e della dotazione finanziaria totale di 7 milioni di Euro”, spiega Puglisi. Nel progetto MINAGRIS l’Università Cattolica è coinvolta in attività legate all’impatto delle micro e nanoplastiche presenti nei suoli agricoli su piante, insetti e microorganismi.

Terreno meno fertile

“In questo ultimo ambito stiamo studiando gli effetti delle plastiche sulla funzionalità ecologica del suolo, con alcuni primi dati che mostrano una riduzione di alcuni parametri legati alla fertilità del terreno. Stiamo però già lavorando a possibili soluzioni – anticipa il professor Puglisi – in particolare per le sempre più diffuse bioplastiche in realtà degradabili solo ad alcune specifiche condizioni e non quando vengono rilasciate in modo improprio nell’ambiente. Lavorando appunto sulla plastisfera abbiamo isolato e caratterizzato diversi batteri e funghi che possono migliorare e accelerare i processi di degradazione, riducendo quindi l’impatto delle plastiche”, anticipa il professor Puglisi.

Lo studio delle plastiche

“Nel nostro studio abbiamo quantificato in tre diversi suoli agricoli degli indicatori (enzimi) che misurano la capacità dei microorganismi del suolo di rendere disponibili per la pianta i principali nutrienti, azoto, fosforo e potassio. Come plastiche abbiamo studiato il polietilene e due bioplastiche, polibutirrato e bioplastiche a base di amido”, precisa Puglisi. “Nel caso del polietilene abbiamo misurato una riduzione significativa del quantitativo degli enzimi, il che indica una riduzione della fertilità del terreno”. Questo dato è coerente con altri studi, svolti anche nel progetto europeo Minagris, che indicano una riduzione nella biomassa di piante coltivate. Lo studio è importante perché il quantitativo di plastiche presente nei suoli è considerevole e non si tratta purtroppo di materiale inerte, ma di sostanze che mostrano sempre di più i loro effetti negativi sulla fertilità dei terreni agrari”, conclude il professor Puglisi.

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