Sette milioni di studenti, tra ieri e venerdì prossimo, sono pronti a tornare in classe per la stagione scolastica 2023/2024. Sono state Piemonte, Trentino e Val d’Aosta le prime regioni ad aprire le classi in un clima caratterizzato da una preoccupazione, legata alla ripresa del Covid, e da alcune polemiche, legate alla carenza di presidi e al caro-prezzi.
Covid, nessun allarmismo
L’aumento dei contagi per il diffondersi della variante Eris ha messo in guardia i présidi scolastici che continueranno a far attenzione agli assembramenti, alle regole di igienizzazione e all’aerazione delle aule. Il direttore generale della programmazione del ministero della Salute, Francesco Vaia ha comunque ammonito: “Restiamo cauti. Abbiamo gli strumenti per la tutela e in questo momento sono sufficienti. I ragazzi hanno il diritto di iniziare l’anno in serenità”.
“Garantire il diritto allo studio”
Il caro-prezzi che grava sulle famiglie ha portato gli studenti alla mobilitazione: oggi alle 16 sfileranno davanti al Ministero dell’Istruzione per chiedere al Ministro Valditara e al governo di affrontare il tema del diritto allo studio con l’attenzione che merita. “Oggi non è semplice per le famiglie di questo Paese sostenere il costo della scuola, ci chiediamo dove sia garantita l’accessibilità agli studi sancita dalla nostra Costituzione”, ha detto Paolo Notarnicola, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi. Per gli studenti sono inaccettabili i costi “sempre più alti di libri di testo, cancelleria, dizionari, abbonamenti per i trasporti, che quest’anno ancora una volta gravano sulle spalle delle famiglie con prezzi maggiorati rispetto agli scorsi anni, arrivando a superare i 2000 euro”. Intanto ieri lo stesso Valditara ha augurato “buon lavoro” a tutti i ragazzi: “Per noi, quello che conta di più siete proprio voi, è il vostro inizio, perché’ il centro di un sistema d’istruzione moderno deve essere la persona. Voi con le vostre capacità da scoprire e moltiplicare giorno per giorno, voi con i vostri sogni che sono il contrario delle chimere, voi con le vostre storie da scrivere, con le vostre capacità e i vostri progetti”.
Tutelare gli operatori
A scendere in campo per la tutela dei présidi italiani è stato il sindacato ‘Dirigentiscuola’, con una nota che ha messo in evidenza “i problemi che la scuola italiana, e con lei tutti gli operatori, devono affrontare. Le classi sono state aperte con un gravissimo vulnus: più di duemila istituti hanno metà dirigenti. Ma l’urgenza più imminente” – ha proseguito la nota- “è la procedura dell’inserimento dei progetti legati al Pnrr. I présidi devono compiere tutti gli atti entro fine mese, ma problemi tecnici, organizzativi e gestionali legati alle piattaforme rendono la scadenza impossibile da rispettare. Tutto questo, insieme alle carenze strutturali degli edifici, con aule inagibili, cattedre vacanti, mancanza di protocolli da parte del Ministero per fronteggiare i nuovi casi Covid, rende il nostro lavoro difficile, a volte impossibile”.