Il settore farmaceutico e biomedicale occupa una posizione chiave nell’economia dei paesi più avanzati, posizionandosi al primo posto per spesa in ricerca e sviluppo, per occupato e presentando un elevato valore aggiunto per addetto. Al di là del dato quantitativo, l’emergenza Covid-19 ha, inoltre, fatto emergere in tutta la sua evidenza la centralità del settore per il benessere sociale.
La farmaceutica italiana oggi con il suo contributo diretto e con tutto l’indotto vale il 2% del Pil, ciononostante il settore debba supportare e si scontra con la lentezza nei percorsi di autorizzazione dei medicinali, i cui dossier impiegano fino a 14 mesi per ricevere il via libera; per non parlare della giungla normativa e della burocrazia delle Regioni, dove si perde altro tempo “La mancanza di rapidità nei processi di valutazione – sottolinea Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria – non si concilia con la spinta sugli investimenti sull’innovazione”.
Si calcola che nel prossimo quinquennio si crescerà di un altro 1%, incrementando l’occupazione di altri 20mila addetti, diretti e indiretti. E’ di 49 miliardi di euro la produzione nel 2022, di cui 47,6 miliardi di export (+176% in 10 anni), 3,3 miliardi investiti di cui 1,9 miliardi solo per la ricerca e sviluppo, 68.600 addetti, di cui le donne rappresentano il 44% del totale. Il Lazio è la seconda regione in Italia per numero di nuove imprese: 1.738 ed è protagonista delle vendite italiane oltreconfine sempre con una quota che sfiora il 40%
Nell’ecosistema regionale laziale, il settore farmaceutico e biomedicale gioca un ruolo di primo piano, ponendosi al primo posto tra le industrie manifatturiere per valore aggiunto, per stipendi distribuiti sul territorio, nonché per export. Nel Lazio il valore dell’industria farmaceutica più l’indotto dà occupazione a 49 mila addetti e genera un valore aggiunto di più di 6 miliardi di euro. In termini di valore delle esportazioni il Lazio detiene il primato in Italia con esportazioni di prodotti farmaceutici pari al 35,3% sul totale nazionale e un valore assoluto di oltre 12 miliardi di euro nel 2020. In termini di capacità tecnologica, il Lazio rappresenta il 17% dei brevetti nell’ambito farmaceutico italiano, in particolare nelle biotecnologie e nelle mutazioni e l’ingegneria genetica. In questa categoria il Lazio risulta al primo posto in Italia sia per numero assoluto di brevetti sia in rapporto al PIL sia in termini relativi.
Il fatturato dell’industria farmaceutica laziale si attesta al 13,6% del totale del fatturato di tutte le attività manifatturiere della regione, valore cinque volte maggiore rispetto alla media nazionale (2,7%). Il valore aggiunto farmaceutico nel Lazio pesa il 18,4% sul totale delle attività manifatturiere mentre in Italia solo il 3,8% e a livello comunale nei primi 10 comuni in Italia per numero di addetti nel settore farmaceutico, 5 appartengono alla regione Lazio, con Aprilia al secondo posto e Roma al terzo.
A questo che rappresenta il settore più innovativo, più avanzato e più strategico per l’intera economia si aggiunge anche il comparto dell’agricoltura della nostra regione che concorre per due miliardi in termini di fatturato agricolo, che corrispondono al 2% del Pil regionale. Buona parte di questo fatturato e del prodotto lordo vendibile è prodotto a Latina e provincia. E il 60% delle nuove aperture di aziende agricole è fatta da giovani, preparati, entusiasti, molti dei quali provenienti da altri settori professionali, che vogliono restare sul proprio territorio, continuare nella storia della propria famiglia, tenere in vita usi e costumi, salvaguardare la nostra tradizione contadina, fare innovazione, utilizzando i più moderni mezzi di produzione e contribuire a salvaguardare la nostra sovranità alimentare. E vola il nostro export agroalimentare. E la provincia di Roma rappresenta il motore dell’export agroalimentare del Lazio, con il 65% delle esportazioni, seguita da Latina”.
Proprio in questa città si è realizzata una mirabile integrazione tra il settore farmaceutico e quello agricolo. Infatti qui opera un centro di ricerca all’avanguardia e di eccellenza, quello della Bayer dove su 23 ettari di serre e di campi nella pianura si lavora per migliorare la varietà di alcune colture orticole, dall’anguria al finocchio, dalle melanzane ai pomodori, dai meloni ai peperone. Come noto la Bayer opera da sempre nel settore farmaceutico, ma da dieci anni ha scelto di abbandonare il business delle plastiche e puntare sulla salute e sulla nutrizione. Monica Poggio, amministratrice delegata di Bayer Italia, ha recentemente detto: “Per noi è un impegno sentito e fortissimo, non è certo green washing. Salute e nutrizione sono due punti importanti del piano 2030 dell’Onu e noi li condividiamo”.
Nel 2022 il Centro Ricerche di Latina ha festeggiato 40 anni di attività e dal 2018 è diventato parte del Gruppo Bayer. L’attività in agricoltura sfiora il 30% su un fatturato di un miliardo. A Latina lavorano 61 persone: “E’ qui che si svolge la ricerca sulle sementi per avere prodotti sempre più di qualità. C’è un impatto forte sulla tutela del clima, della sicurezza alimentare” – continua l’amministratrice – sottolineando l’importanza dell’innovazione e del digitale: “è fondamentale per ottimizzare l’uso delle risorse, penso all’acqua, e minimizzare l’impatto dei prodotti agricoli, innovando in termini di processo, strumenti e prodotti”.
I principali prodotti agricoli esportati dalla nostra regione sono quelli a base di cereali, ortofrutta, olio d’oliva, vino e prodotti lattiero-caseari. E’ l’Unione Europea il principale mercato di sbocco per i prodotti agroalimentari del Lazio, seguita dagli Stati Uniti e dall’Asia.
Tra i prodotti di punta del territorio spiccano il pecorino e i prodotti della filiera bufalina.
In conclusione Lazio e Latina, in questi settori, farmaceutico/biomedicale ed agricoltura, sono all’avanguardia quantitativamente e qualitativamente e, soprattutto, sono moderni ed innovativi.