In un’ingiunzione lunga 27 pagine, un tribunale d’appello federale ha stabilito che la Casa Bianca, l’FBI e i funzionari sanitari non possono “costringere o incoraggiare in modo significativo” le società di social media a rimuovere contenuti che l’amministrazione Biden considera disinformazione. La decisione, emessa da un collegio di tre giudici della quinta corte d’appello degli Stati Uniti con sede a New Orleans, ha ristretto gran parte dell’ingiunzione che limitava i contatti dell’amministrazione Biden con le società di social media emessa da un giudice della Louisiana. Il giudice di grado inferiore aveva ritenuto che funzionari statunitensi abbiano illegalmente costretto Facebook di Meta Platforms e YouTube di Alphabet a censurare i post relativi a Covid e alle elezioni del 2020. Il 5° Circuito ha concordato con i procuratori generali degli stati repubblicani del Missouri e della Louisiana, i quali affermavano che numerosi funzionari federali avevano costretto le piattaforme di social media a censurare i contenuti in violazione delle protezioni della libertà di parola del Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. I post erano relativi al Covid e alle elezioni del 2020.
Il parere della Corte
Ma la Corte, in un parere non firmato da tre giudici nominati dai presidenti repubblicani, ha annullato gran parte dell’ingiunzione della corte di grado inferiore, con l’eccezione di una disposizione riguardante la presunta coercizione. Il 5° Circuito ha affermato che l’ingiunzione più restrittiva si applica alla Casa Bianca, ai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e all’FBI, ma non si applicherà ad altri funzionari federali coperti dall’ordinanza del tribunale di grado inferiore. Alle agenzie è vietato costringere, minacciare o fare pressioni sulle società di social media affinché rimuovano contenuti.