domenica, 17 Novembre, 2024
Attualità

I blitz e la forza dello Stato

I risultati dei blitz delle forze dell’ordine e della magistratura, specialmente in chiave antimafia e antiterrorismo, non sono suscettibili di valutazioni “numeriche” né da parte della politica nè da noi cittadini.

Le forze dell’ordine si chiamano così per questo. Garantiscono “l’ordine” pubblico, cioè l’incolumità di tutti noi, la serena convivenza, l’ordinato svolgimento della vita democratica. Insomma, il nostro “quotidiano”. E ne dobbiamo essere felici.

Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza non devono dar conto a nessuno (tranne che, ovvio, alla legge e ai loro vertici). Agiscono se ci sono reati, o semplici pericoli che questi vengano commessi.

Mi pare talmente ovvio che mi sento banale nel riaffermarlo.

Le operazioni – ancora in corso e che speriamo continuino senza sosta – contro la camorra, la ‘ndrangheta e cosa nostra (le mafie, per l’appunto), oltre a quelle in materia di criminalità “ordinaria”, sono efficaci di per sé stesse. Sapete perché?

Perché affermano e ribadiscono chi comanda: lo Stato. Il “controllo del territorio” viene spesso associato alle mafie negli studi sui loro comportamenti criminogeni.

Ecco: il controllo del territorio, forse qualcuno lo dimentica, è nella terminologia prima codicistica e delle logiche di intervento militari, a fin di bene ovviamente.

Chi non ricorda le azioni che hanno arginato lo strapotere mafioso nella c.d. “risposta” dello Stato dopo le stragi in Sicilia? E la ripresa del territorio sfuggito di mano allo Stato (beninteso, senza dolo) a seguito delle operazioni “Strade sicure” e alla “militarizzazione” di alcuni territori? E la costante ed incessante, da anni, cattura di latitanti che sembravano imprendibili?

E se anche i blitz non ci consegnano un bottino pingue – ma chi può dire che un arrestato o cento sono troppi o troppo pochi? -, essi avranno costituito un successo! Perché hanno e avranno dato un segnale di presenza e di forza: le intimidazioni non le lasciamo solo ai delinquenti. Questi ultimi devono sentire la pressione sul collo, soprattutto in certe aree del paese e del mondo intero. Anche se, ovviamente, le priorità d’azione non le decidiamo noi, ma i “programmi investigativi” preordinati da chi ha le competenze per farlo. E le strategie condivise tra vertici militari e governi che via via si succedono. Governi di ogni colore, in quanto, a parte che non vi siano notizie diverse – che sempre e solo la magistratura potrebbe esaminare e valutare -, il cittadino non può e non deve credere che ci possano essere forze politiche di qualsivoglia estrazione che abbiano più o meno a cure il contrasto alla criminalità.

Chi scrive studia da trent’anni questi fenomeni, ma non proverebbe mai a dire che è poco o troppo quello che si fa contro la delinquenza.

Una cosa invece sì: grazie, Signore e Signori delle Forze dell’Ordine e delle Magistrature. Perfavore, continuate. La legge e gli uomini e le donne di buona volontà sono con Voi.

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