sabato, 28 Settembre, 2024
Sanità

Case di comunità, le proposte di medici e infermieri per farle funzionare

Le Organizzazioni di categoria: serve un contratto nazionale che riconosca stipendi e competenze

Far entrare i medici di famiglia nelle Case di comunità, attraverso le loro forme associative. Lo propongono il presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici e la Fnopi la Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, che hanno aperto tre tavoli di confronto per arrivare a proposte condivise su “Case della comunità”, “Emergenza-urgenza” e “Carenze di personale e dignità professionale.”

Medici e infermieri difendono convenzioni

“Non è certo la natura giuridica del rapporto di lavoro” spiega Filippo Anelli segretario nazionale di Fnomceo, “a pregiudicare la gestione delle Case di comunità da parte dei medici di medicina generale. L’eventuale passaggio dalla convenzione alla dipendenza, periodicamente ventilato come panacea e soluzione a tutte le criticità che affliggono il Servizio sanitario nazionale, infatti, avrebbe bisogno comunque di un contratto nazionale di lavoro, che disciplini i compiti e le funzioni dei professionisti.” “Perché, allora,” si domanda Anelli, “non sottoscrivere un contratto che realizzi il Decreto ministeriale 77, consentendo ai medici di medicina generale di entrare anche nelle Case di comunità con le loro forme associative? Questa sarebbe una soluzione concreta, anziché avventurarsi in modelli di cui non è dimostrata una reale efficacia e che presentano invece rischi evidenti: non poter più garantire la libera scelta del cittadino, quel rapporto continuativo di fiducia che è alla base dell’alleanza terapeutica e della riuscita dei percorsi di prevenzione e cura, nonché la capillarità della presenza del medico in ogni angolo del Paese.” “Le Regioni,” conclude il segretario dei medici,“avrebbero infatti difficoltà a garantire un ambulatorio attrezzato e il personale adeguato a ogni medico di assistenza primaria dipendente.” “Il contratto che stancamente si trascina”, aggiunge FNOMCeO in una nota, “è antecedente al Dm 77. L’auspicio è che si chiuda finalmente l’accordo collettivo relativo al triennio 2019-2021, per poter iniziare, con le Organizzazioni sindacali, la trattativa per l’accordo collettivo nazionale 2022-2024, che preveda l’applicazione del Dm77”.

Tavoli per proposte

Per questo la Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e la Federazione degli Ordini delle Professioni infermieristiche – che insieme rappresentano quasi un milione di professionisti – hanno avviato, per la prima volta, tre tavoli di lavoro congiunto per elaborare analisi e proposte condivise. Le federazioni spiegano che si tratta del secondo atto del ‘patto di diamante’ siglato in occasione del primo confronto ufficiale dei due comitati centrali, “durante il quale era stato avviato un percorso teso a non consentire più a nessuno di dividere e strumentalizzare medici e infermieri, che da sempre lavorano insieme per garantire ai cittadini tutte le competenze peculiari e sinergiche delle due professioni.” I tre tavoli servono a fare fronte comune ed è “una risposta a chi dall’esterno vorrebbe vederci contrapposti per strumentalizzarci”, dice Roberto Monaco, segretario nazionale di FNOMCeO. Per Beatrice Mazzoleni, segretario nazionale della FNOPI, “è un’occasione storica a tutela dei nostri iscritti, dei cittadini e dei pazienti.”

Le case di comunità

Le Case della Comunità (CdC) sono le nuove strutture socio-sanitarie che entreranno a far parte del Servizio Sanitario Nazionale. Sono previste già dal Pnrr del 2021 e dovrebbero servire a sviluppare l’assistenza territoriale. Ne dovranno essere attivate 1.350 entro la metà del 2026 e dovranno essere presenti ogni 40.000-50.000 abitanti. La Casa della Comunità prevede un modello di intervento multidisciplinare e al suo interno si troveranno équipe multiprofessionali composte da Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta, Specialisti Ambulatoriali, Infermieri e Psicologi.

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