domenica, 8 Settembre, 2024
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Crollo di alunni e alunne nelle scuole italiane, si comincia a ridurre gli edifici

Nei prossimi dieci anni 1300 istituti in meno e stop al rimpiazzo di docenti e dirigenti

Si svuotano le aule, dagli asili alle Università. Tra vent’anni, in Italia, ci saranno oltre 700mila studenti e studentesse in meno tra licei e istituti secondari. Se si sommano anche le scuole inferiori e gli asili, l’ammanco tocca i due milioni di giovani, assenti. Mentre nei prossimi anni si rimetterà mano agli edifici scolastici, grazie al Pnrr, si dovranno ripensare anche tutti gli spazi che si libereranno progressivamente per mancanza di alunni e alunne.

Lo Stato taglia, le Regioni protestano

Nell’ultimo quinquennio, secondo un recente rapporto Censis, gli studenti sono scesi da 8,6 milioni a 8,2. Solo nell’anno scolastico 2021-2022 si sono persi oltre 100mila studenti e studentesse rispetto all’anno precedente. A questo ritmo, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, arriveremo al 2042 cono una perdita di popolazione di età fra i 3 e 18 anni di 1,7 milione di italiani più giovani. Si tratta di un vero e proprio crollo della popolazione – che si ripercuoterà negli anni successivi – e che potrebbe mettere in seria difficoltà il mondo della scuola. Il Ministero dell’Istruzione, ad esempio, ha già avvertito le Regioni che se non si arriverà a un accordo, le scuole con numero inferiore a 900 studenti saranno accorpate. In Campania, ad esempio, è stato avviato un contenzioso al Tar, da parte della Regione, contro Mim e Mef che hanno fissato in 839 il numero degli istituti scolastici contro gli attuali 967. Cosa che comporterebbe anche un taglio di 128 autonomie e altrettanti dirigenti. Stessa cosa hanno fatto Toscana, Emilia-Romagna e Puglia. Sul piede di guerra Abruzzo e Sardegna.

In 10 anni perderemo 1300 scuole

L’intervento di dimensionamento degli istituti scolastici dovrebbe avere effetto dall’anno scolastico 2024-2025, ma nel frattempo dovranno essere avviati gli accorpamenti. Secondo stime recenti gli istituti scolastici che spariranno si aggirano intorno ai 700 e il totale dovrebbe passare dagli attuali 8.158 ai 7.461, per arrivare a una proiezione al 2032 di 6.885 scuole su tutto il territorio nazionale. In poco meno di dieci anni, una riduzione di quasi 1.300 scuole. Al contempo il ministro Valditara ha rassicurato riguardo la riduzione di esuberi di dirigenti scolastici: non ci saranno decurtazioni, ma quelli che andranno in pensione non saranno rimpiazzati. Nei prossimi dieci anni, i dirigenti scolastici dovrebbero passare da 6.490 attuali a 3.144 dell’anno scolastico 2031-2032.

Il declino demografico, quindi, si ripercuoterà sulla Scuola da più fronti: da una parte mancheranno coloro che si siederanno sui banchi per imparare, ma dall’altra dovranno diminuire anche dirigenti, insegnanti e personale di assistenza e amministrativo e occorrerà ridisegnare anche gli spazi degli edifici e la loro collocazione. Non è di secondaria importanza, infatti, stabilire dove collocare gli istituti scolastici per non rendere troppo oneroso e dispersivo il tempo per raggiungerli. Chiudono anche le scuole “paritarie”: oltre la metà (55%), ben 1.176 scuole (450 dell’infanzia e 726 primarie), in tutte le Regioni non ci sono più rispetto agli anni scorsi, quasi il 70% al Sud e nelle Isole.

Università meridionali, le più a rischio

Anche le università seguiranno la tendenza declinante e soprattutto nel Mezzogiorno, dove la denatalità, negli ultimi decenni, è stata più forte. Secondo un report di “Talents Venture” gli atenei più esposti sono le università Enna Kore, Basilicata, Foggia, Sannio e la Federico II di Napoli. Per questi poli universitari le stime indicano una riduzione degli immatricolati – rispetto al 2022 – compresa tra il 15% e il 24% già attorno al 2030. Ma anche le università del Nord, che hanno grandi quantità di studenti e studentesse “fuori sede” che arrivano dal Sud, è stimato un calo consistente.

Per l’area centro-settentrionale, l’anno fatidico sarà il 2040, anno in cui si attende che i grandi atenei registreranno una contrazione delle immatricolazioni di circa il 20%, praticamente spalmata su tutti gli atenei: Bologna, Ferrara, Milano, Padova, Parma, Perugia e Roma. Insomma si svuoteranno le scuole, speriamo non anche i cervelli.

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