Amarena è stata trovata così, con gli occhi vitrei di un grido congelato, rivolti ad un cielo di stelle piangenti, in questa fine d’agosto che porta solo rabbia, sangue e morte. Sotto di lei, una scia di sangue si allargava dalla sua schiena e dal suo ventre feriti a morte, schiena e ventre che erano scudo e letto per i suoi figli. Poco distante i suoi cuccioli tremanti, sei mesi di vita e l’illusione di una bellezza duratura, e oggi svezzati col piombo da mano umana: venite piccoli nel regno dell’uomo, dove si elimina con la violenza e si affoga nel sangue tutto ciò che non serve, piace o compiace. Ma loro, gli orsetti, stanno nascosti ad aspettare l’esemplare mamma Amarena, che mai tornerà. Colpevole di fiducia e di non sapere che non siamo tutti uguali, nell’ultima notte di un agosto di stelle cadenti, l’orsa è stata colpita alle spalle, da un uomo, Andrea Leombruni, tanto spaventato e preso di sorpresa da avere il tempo di prendere fucile e munizioni, caricarlo, uscire di casa, avvicinarsi, prendere la mira e sparare alla schiena di un’orsa amata da moltissimi, tutelata dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, seguita costantemente dalle guardie del parco. Ma se si ha paura non è più opportuno restare in casa e chiamare soccorso? Così non è stato e Amarena è stata freddata davanti ai suoi cuccioli, fuggiti dal terrore. Eppure le guardie erano molto vicine, sono state loro, sentito lo sparo a intercettare l’assassino e la povera Orsa, che si è trascinata per pochi metri fuori dal giardino di Leombruni, dove era entrata senza aver arrecato alcun danno. Adesso si teme per la vita dei cuccioli, che avrebbero avuto bisogno della loro madre almeno fino al compimento dell’anno e mezzo di età e che l’ente parco dovrà provare a salvare con procedure inedite; prima però occorre riuscire a catturarli e l’impresa è impegnativa e delicata, al fine di tutelare quel che resta del loro benessere. Più di tutto gli occhi di Amarena fatico a guardare, nell’immagine in cui giace rivolgendo al cielo notturno uno sguardo velato di morte, cercando una luce che è troppo lontana da qui. Tutto è accaduto in un attimo. Bang e si è spenta la sua vita, la felice innocenza dei suoi cuccioli, la bellezza di questa famiglia di animali. Bang e si è spento il simbolo di un Parco Nazionale, di più, si è spento il sogno di un mondo migliore, in cui la parola compassione abbia ancora un valore. San Sebastiano dei Marsi, dove Amarena e i suoi cuccioli hanno fatto la loro ultima passeggiata tra la commozione generale , e l’Italia intera piangono questo disastro sperando di salvare almeno i piccoli orfani. Un paese intero è attonito e sconvolto da questa morte, che ci fa piombare in un’oscurità da cui la luce sembra troppo lontana. Negli occhi di Amarena uccisa si ritrova tutto il senso di disperazione e di distruzione della pace, tutto il dolore del “nido vuoto” della poesia “X agosto” che Giovanni Pascoli il 9 agosto 1896 pubblicava sulla rivista «Marzocco» e in seguito inserita nella quarta edizione di Myricae:
“San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l’uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena de’ suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell’ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l’uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano:egli immobile, attonito, additale bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh!, d’un pianto di stelle lo innondi quest’atomo opaco del Male!”
Non è possibile per me, non sentire lo stesso grido e lo stesso ammonimento che Pascoli, più di un secolo fa, rivolgeva a noi uomini, ispirando un sentimento di analoga compassione per la morte orrenda di un animale e un uomo, e per i cuccioli di entrambi gettati nella disperazione dell’essere orfani. Pensando ad Amarena sale agli occhi il medesimo pianto…”cercava un Orsa del cibo, l’uccisero: cadde tra spini. Ella aveva in bocca un frutto: la cena dei suoi orsettini. Ora è là, come in croce, lo sguardo a quel cielo lontano e i suoi cuccioli, nel buio, che rugliano sempre più piano. Restò nei suoi aperti occhi un grido, lasciava due cuccioli soli. Ora nel bosco profondo aspettano, aspettano invano. Lei immobile, attonita, offre il suo sangue al ciel lontano. E tu cielo dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del male.”
Queste invece sono le parole di chi di Amarena si prendeva cura, del Direttore del Parco, Luciano Sammarone, in una nota con cui è stata comunicata al mondo l’uccisione di Amarena Uccisa a fucilate l’orsa Amarena: “Alle 23:00 circa di questa sera l’Orsa Amarena è stata colpita da una fucilata esplosa dal signor LA alla periferia di San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco e dall’Area Contigua. Sul posto sono prontamente intervenute le Guardie del Parco, in servizio di sorveglianza, vista l’area in cui Amarena era scesa coi suoi cuccioli. Sul posto è intervenuto il veterinario del Parco con la squadra di pronto intervento, che però ha potuto accertare solo la morte dell’orso vista la gravità della ferita. L’uomo è stato identificato dai Guardiaparco e poi sottoposto ai rilievi a cura dei Carabinieri della locale stazione, intervenuti a seguito della chiamata dei Guardiaparco. I rilievi per accertare la dinamica dei fatti sono in corso e andranno avanti tutta la notte, così come il personale del Parco è impegnato a individuare i due cuccioli dell’orsa per valutare il da farsi. L’episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione che conta una sessantina di esemplari, colpendo una delle femmine più prolifiche della storia del Parco. Ovviamente non esistono motivazioni di nessuna ragione per giustificare l’episodio visto che Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area Contigua, non aveva mai creato alcun tipo di problema all’uomo.”
“L’uccisione dell’orsa Amarena rappresenta un gesto sconsiderato per diverse ragioni, sia d’interesse scientifico, sia sociale, sia economico; ma soprattutto e’ la manifestazione di una pericolosa sottocultura che continua a privilegiare un approccio violento alle problematiche, che pure sussistono, nel rapporto uomo-natura’. Afferma, a sua volta, in una nota il presidente del Parco Nazionale della Maiella, Lucio Zazzara.
La lotta contro il tempo ora è per salvare i cuccioli, come ha spiegato in questi giorni Sammarone:
“Stiamo operando secondo i protocolli operativi approvati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, previo parere di Ispra, con cui siamo in continuo raccordo, ed abbiamo anche contattato tecnici internazionali, esperti di recupero di cuccioli orfani, con i quali negli anni passati ci siamo confrontati. È sicuramente una corsa contro il tempo e per questo è facile immaginare lo stato d’animo con il quale tutti i guardiaparco, i biologi, i veterinari, i carabinieri e i carabinieri forestali stanno lavorando».
dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise:
Oggi pomeriggio è stata diffusa quest’ultima nota dal Parco:
“Dopo 4 giorni di ricerche ininterrotte abbiamo la consapevolezza che i cuccioli dovrebbero essere entrambi ancora vivi e che si sono separati. Possiamo confermare che i due conspecifici sono molto mobili e attivi sul territorio, tanto che sono stati avvistati nei dintorni di due centri abitati situati all’interno del perimetro del Parco (a circa 25 Km di distanza da San Benedetto dei Marsi), anche se in momenti diversi.
Proseguono e proseguiranno senza sosta le attività di ricerca, con l’obiettivo di tentare una cattura, ove necessario, e confermare l’effettiva separazione dei due cuccioli in luoghi diversi, escludendo così la possibilità di un doppio avvistamento dello stesso cucciolo. A margine degli aggiornamenti sulle operazioni di ricerca, è importante sottolineare che la loro mobilità è un elemento che fa ben sperare sulle condizioni di salute dei cuccioli e sulla loro capacità di sopravvivenza.
Sono ormai passati 4 giorni e 4 notti dall’accaduto di San Benedetto dei Marsi. Giorni e notti terribili in cui, mentre imperversano senza sosta le attività di ricerca dei cuccioli, abbiamo avuto modo di leggere la grande quantità di articoli, appelli e opinioni che sono circolati sui giornali, sulle televisioni e sui social. Dopo lo sconforto e lo stress dei giorni passati, ci teniamo particolarmente a ringraziare i tanti e le tante che sin da subito hanno fatto sentire la loro vicinanza, e anche quelli che non l’hanno fatto.” . Ha ragione Sammarone, perché questa storia, è il simbolo di un’Italia ferita a morte e nella vita dei cuccioli risiede la nostra ultima affranta speranza.
foto di Francesco Lemma