Dal 2017 l’Istat ha iniziato a rilevare i dati attinenti al ‘Sistema della Protezione delle donne vittime di violenza’ e nel 2018 l’Istituto ha avviato le Indagini sulle prestazioni ed erogazioni dei servizi offerti dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio, la rilevazione statistica sull’Utenza dei Centri antiviolenza e la diffusione dei dati del numero telefonico di pubblica utilita’ 1522, contro la violenza e lo stalking. L’Indagine sull’utenza dei Centri Antiviolenza viene realizzata dall’Istat all’interno di un Accordo di collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio e con le Regioni.
Il report
L’ultimo report dell’Istat sui centri anti violenza in Italia riguarda le donne che si recano ai Centri antiviolenza (CAV), le donne ospitate dalle Case rifugio e le donne che hanno iniziato il percorso di uscita dalla violenza insieme ai Centri; il rapporto sintetizza i risultati delle rilevazioni svolte nel 2022, riferiti all’anno 2021 e i dati del numero del 1522, rilevati al 31 dicembre 2022. L’obiettivo è fornire notizie e indicatori statistici di qualità che offrano una visione di insieme su questo fenomeno attraverso l’integrazione di dati provenienti da varie fonti come i Ministeri, le Regioni, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, i Centri antiviolenza, le Case rifugio e il numero anti violenza e stalking.
I risultati
Nella relazione del report si legge: “La presenza di una rete antiviolenza ‘forte’ è fondamentale per aiutare le donne vittime di violenza a trovare supporto sul territorio e permette di far emergere il fenomeno della violenza stessa” evidenziando che 21.092 donne, le quali nel 2021 stavano affrontando il loro percorso di uscita dalla violenza, prima di prendere contatti con il CAV si sono rivolte ai parenti (nel 40% dei casi) e alle forze dell’ordine (30%), senza particolari differenze territoriali. Un altro importante nodo della rete è costituito dal pronto soccorso e dall’ospedale (19,3%). Inoltre, l’Indagine sull’utenza dei Centri antiviolenza consente di capire quali sono i nodi potenziali della rete che meglio intercettano queste richieste di aiuto e che indirizzano al Centro antiviolenza. In particolare, i servizi generali come le Forze dell’Ordine, gli ospedali e i Pronto soccorsi e i Servizi sociali sono quelli che riescono ad intercettare di più le donne con una fragilità sociale o psicofisica, spesso non economicamente autonome e con medio-basso titolo di studio. A rivolgersi direttamente ai servizi specializzati, come i CAV o ai professionisti come avvocati e psicologi, sono generalmente donne con diploma o laurea quasi sempre economicamente autonome.
Chiamate in calo
Le indagini Istat registrano nel 2022 una diminuzione del 10% delle chiamate al numero 1522 rispetto all’anno precedente, 32.430 contro le 36.036. Si sottolinea nel report: “Il 2021 aveva risentito dell’effetto della pandemia e dei lockdown. Il numero delle chiamate nel 2022, anche se in calo rispetto all’anno precedente, risulta comunque molto più elevato rispetto ai periodi pre-pandemia (nel 2019: era pari a 21.290, registrando quindi un aumento del 52,3%) e inizio-pandemia (nel 2020 31.688; +2,3%). In diminuzione anche le chiamate da parte delle vittime tra il 2021 e il 2022 (11.909; -26,6%)”.
Violenza psicologica
Dalle informazioni raccolte dalle operatrici del 1522 risulta che la maggior parte delle vittime donne (8.056, 69,3%) dichiara di non aver denunciato la violenza subita per paura della reazione del violento o per non compromettere il contesto familiare. Nel 7,1% dei casi la vittima non procede alla denuncia perché́ non ha un posto sicuro dove andare. La violenza riportata è soprattutto la violenza psicologica (9.048, 77,8%), seguita dalle minacce (6.342, 54,5%) e dalla violenza fisica (6.083, 52,3%). Nel 66,9% dei casi vengono segnalate più̀ tipologie di violenze subite dalle vittime. La violenza riportata alle operatrici del 1522 è soprattutto una violenza nella coppia: il 50% da partner attuali, il 19% da ex partner e lo 0,7% da partner occasionali.
Tra protezione e prevenzione
I Centri antiviolenza non solo si fanno carico del lavoro della protezione delle donne, ma conducono anche attività importanti dal punto di vista della prevenzione della violenza. In particolare il 71,7% dei Centri organizzano attività formative, di cui sono destinatari soprattutto rappresentanti del sindacato (81,3%), avvocati (60,9%), forze dell’odine (56,4%), altre associazioni (48,3%), operatori sanitari (42,3%) e operatori sociali (29,5%). Le attività sono svolte maggiormente dai CAV del Nord (77%), meno da quelli del Sud (62,7%) e delle Isole (65,2%). Altre attività riguardano la raccolta di documentazione e dati (81,4%) e soprattutto l’organizzazione di iniziative culturali di prevenzione, pubblicizzazione e sensibilizzazione sul fenomeno della violenza sulle donne, come le campagne di sensibilizzazione, spettacoli teatrali e film, mostre, manifestazioni sportive, svolte dalla quasi totalità dei Centri (97,1%).