Un tassello del complicato puzzle della sanità sarà posto martedì 5. Le Organizzazioni dei medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale incrociano le dita, l’appuntamento è con Aran (Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni), e con il ministero per la Salute, per il rinnovo del Contratto nazionale dei 130 mila medici e dirigenti ospedalieri – e il pagamento degli arretrati di quello scaduto 2019-2021 -. Ma è solo un tassello, la sanità pubblica attende una maxi e radicale riforma – impegno su cui tutti sono d’accordo – per arginare il declino del Sistema pubblico. La svolta è quella prevista dal Piano nazionale di ripresa che nella “Missione Salute” punta su: “Prossimità. Innovazione. Uguaglianza”, le parole chiave della riforma che dovrà far approdare la sanità pubblica ad una dimensione europea di efficienza delle strutture e equilibrio del personale.
I costi del contratto, i medici
I calcoli sono stati messi a punto in occasione del confronto tra sindacati e Governo, il rinnovo riguarda oltre 130 mila camici bianchi che, in media, avranno aumenti medi netti al mese in busta paga tra i 130 e i 190 euro a seconda dell’anzianità e dell’incarico professionale. Da tener presente, inoltre, che il contratto copre il triennio che va dal 2019 al 2021, quindi ai professionisti dovranno essere versati anche arretrati che, secondo i primi calcoli, possono arrivare anche a 9 mila euro lordi. Sul tavolo ci sono fondi per circa 650 milioni da destinare agli aumenti. La ripartizione con cifre ancora del tutto da definire vede oltre 580 milioni come stanziamento base, più 34 milioni per le voci accessorie. Più altri 27 milioni a disposizione solo per i camici bianchi che lavorano nei pronto soccorso che avranno un incentivo di circa 100 euro di indennità in più al mese. Se martedì prossimo si arriverà ad una definizione il percorso seppur in discesa avrà tempi burocratici di applicazione. Il contratto, una volta firmato da Aran e sindacati, infatti, dovrà avere le bollinature: la Ragioneria, la Corte dei Conti e poi l’approvazione in consiglio dei ministri. Un percorso che in media prende tra i tre e i quattro mesi.
I costi della riforma, il Pnrr
La sanità pubblica oltre ad essere il sorvegliato speciale ha una importante linea di finanziamento prevista dal Piano nazionale di ripresa grazie al programma dell’Unione europea “Next Generation Ue”. La cosiddetta “Missione Salute” può contare su 15,63 miliardi di euro, pari all’8,16% dell’importo totale, per sostenere importanti riforme e investimenti a beneficio del Servizio sanitario nazionale, da realizzare entro il 2026. Ma complessivamente le risorse straordinarie per l’attuazione del Pnrr e il rinnovamento della sanità pubblica italiana superano i 20 miliardi di euro. Da calcolare inoltre che per il Ssn sarà attivato anche il Piano nazionale per gli investimenti complementari mil Pnc che destina alla salute ulteriori 2,89 miliardi di euro.
Gli auspici dei medici
In attesa della svolta ci sono in prima linea i medici che dopo una lunga stagione di scontri e polemiche sono ottimisti. “Al di là delle polemiche, la trattativa per il rinnovo contrattuale dei medici, dirigenti sanitari e veterinari prosegue”, fa presente il segretario azionale dell’Anaao Assomed, Pierino Di Silverio che vede un metodo nuovo maturato nell’ultima riunione con l’Aran, “abbiamo registrato un clima di collaborazione e di apertura da parte dell’Aran che ci ha consentito di analizzare i punti del contratto fino ad ora non approfonditi e di ribadire i punti cardini dell’Anaao Assomed rispetto ai quali la nostra posizione non cambia”. In sostanza per i camici bianchi non è solo una questione di denaro ma di efficienza, le proposte cardine del nuovo contratto sono la ridefinizione dell’orario di lavoro, guardie e reperibilità, la corretta distribuzione dei fondi, nuove relazioni sindacali, la formazione e aggiornamento professionale.
“I lavori riprendono il 5 settembre e noi”, evidenzia Di Silverio, “continuiamo a lavorare per trovare soluzioni utili a migliorare le condizioni di lavoro di 130 mila medici, dirigenti sanitari e veterinari. Il nostro obiettivo è chiaro, la nostra azione coerente”.
L’impegno del Governo
A confermare cifre e obiettivi è il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni che ricorda le somme in gioco è l’impegno del Governo.
“Sulla materia sanitaria bisogna ricordare che c’è un finanziamento importante nel Pnrr, oltre 15 miliardi di euro, che richiede un approfondimento perché è una grande occasione per migliorare il nostro sistema sanitario con strumenti che ci consentano di migliorare il sistema e non immaginare cattedrali nel deserto.
Su questo è importante che ci sia un’interlocuzione molto seria”, puntualizza Giorgia Meloni, “Siamo fortemente impegnati sul fronte della sanità, ci diamo l’obiettivo di una riforma complessiva che abbia come priorità la riorganizzazione dei servizi, il miglioramento dell’accesso alle cure, la valorizzazione dei professionisti della sanità”. Ieri con l’avvicinarsi della data del confronto con i medici sono emerse alcune indiscrezioni, il Governo starebbe ragionando su come incentivare nell’immediato la sanità, se ad esilio, orientare un maggior flusso di spesa verso i medici – oltre al contratto ci sono da fare migliaia di assunzioni – oppure dedicare i fondi al funzionamento e alle emergenze del sistema.
Perché l’emergenza sanitaria
A fare il punto sulla caduta del Servizio sanitario nazionale è il Sindacato dei medici italiani Smi. “Basta leggere l’ultimo il V rapporto Gimbe del 2022 per rendersi conto”, sottolinea Pina Onotri, segretario generale Smi, “che alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi di euro, di cui circa 25 miliardi nel periodo 2010-2015, in conseguenza dei tagli lineari effettuati nelle diverse manovre finanziarie e oltre 12 miliardi nel periodo 2015-2019, come processo di progressivo definanziamento che, per obiettivi di finanza pubblica, ha assegnato al Ssn meno risorse rispetto ai livelli programmati. Da qui bisognerà partire se si vuole invertire la rotta e dare risposte concrete ai medici dipendenti e ai dirigenti del Ssn”.