La Fondazione “Osservatorio Agromafie”, il cui comitato scientifico è presieduto da Gian Carlo Caselli, insieme a Coldiretti, rappresentata dal presidente Ettore Prandini, e l’Anci, rappresentata dal presidente del Consiglio nazionale Enzo Bianco, ha avviato una riflessione congiunta, coordinata dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, finalizzata ad elaborare una proposta per contrastare il caporalato nel lavoro. La proposta mira ad affrontare in maniera concreta la situazione di grave vulnerabilità e marginalità nella quale versa un segmento consistente di cittadini stranieri oggi a rischio di grave sfruttamento lavorativo in ambito agricolo.
Sfruttamento che si riflette sulla competitività delle imprese che rispettano le regole e sulle condizioni di lavoro anche del non migrante.
Una proposta che vuole innanzitutto avvalersi degli strumenti previsti nell’attuale ordinamento, della collaborazione interistituzionale e del coinvolgimento diretto delle associazioni datoriali e dei lavoratori. La proposta è volta a: rafforzare il sistema esistente utilizzando gli strumenti di programmazione e definizione delle quote di ingresso per lavoro stagionale e contribuire a una definizione puntuale del fabbisogno di lavoro stagionale.
Questo, attraverso una previsione specifica di fabbisogno per aree determinate e collegarlo ad altre richieste di lavoro stagionale, nella stessa area o in aree vicine, in maniera da assicurare una continuità del rapporto lavorativo del dipendente stagionale; far emergere le situazione di marginalità e lavoro nero partendo dalle principali situazioni di vulnerabilità e precarietà attualmente riscontrate, che riguardano i lavoratori in agricoltura che versano in condizioni di irregolarità amministrativa e coloro i quali da anni presenti e attivi nel nostro Paese in qualità di richiedenti asilo si ritrovano, in qualità di diniegati o in assenza di rinnovo del titolo di soggiorno per motivi umanitari, in una situazione di strutturale precarietà e potenziale ricattabilità.
In questo caso si tratterebbe di prevedere strumenti di emersione su base individuale, diversi dai provvedimenti straordinari di regolarizzazione generalizzata, come ad esempio la regolarizzazione ad personam temporanea e condizionata attraverso l’introduzione nel TU sull’immigrazione di un permesso di soggiorno per lavoro stagionale per i migranti irregolari in agricoltura.
Questo consentirebbe di avviare al lavoro il migrante irregolare, individuato attraverso l’intermediazione delle associazioni di categoria per il lavoro stagionale e che accetti la condizione di ritorno al paese di origine al termine del periodo massimo di lavoro (9 mesi) ma con la possibilità di ottenere il visto di ingresso per successivi periodi analoghi e anche per più annualità come la normativa attuale prevede.
Promuovere interventi atti a contrastare la presenza del caporalato e volti a sostenere i lavoratori stagionali in varie sfere, da realizzarsi sotto la regia dell’ente locale e con il supporto delle realtà del terzo settore.
Scopo di questa proposta è migliorare la disciplina e gestione del lavoro stagionale, al fine di assicurare condizioni di lavoro dignitose e legali, e, al tempo stesso, di consentire alle imprese agricole di sostenere la concorrenza internazionale. (Italpress)