Il numero proposto dal Ministero dell’Università è di 19.944. Numero leggermente superiore a quello richiesto dalla Conferenza Stato-Regioni su parere del Ministero della Salute (18.133 posti). Rispetto allo scorso anno accademico si tratta di oltre 4mila posti in più disponibili nelle facoltà di Medicina delle Università italiane. Lo scorso anno accademico i posti totali sono stati 15.876.
Rivedere il numero chiuso
È sempre un numero chiuso, ma “più aperto”. E secondo il deputato di Forza Italia, Francesco Maria Rubano, “va superato, perché abbiamo necessità di un nuovo modello che tenga conto del fabbisogno del Paese, che in questo momento storico fa i conti con una carenza del numero di medici di prossimità, territoriali, di assistenza domiciliare.” “Con il nostro segretario nazionale, il Ministro Tajani e con il Ministro Bernini”, aggiunge Rubano, “stiamo facendo un ottimo lavoro in questo senso, programmando un aumento progressivo degli accessi a medicina che coinciderà in parallelo con un aumento di accessi alle scuole di specializzazione. Questa apertura programmata consentirà agli studenti di avere sempre la stessa qualità di offerta formativa, ma con numeri più aperti. Le università avranno la possibilità di formare un maggior numero di studenti: già da settembre ci saranno circa 4 mila posti in più per la laurea in Medicina e Chirurgia e nei prossimi 7 anni sono previsti oltre 30 mila posti in più.”
Contrari all’apertura
Dalla Fnomceo, arriva in risposta un “fermo no” al superamento del numero programmato, ma un’apertura sull’ampliamento dei posti. E anche a condizione. La prima “che siano pianificati” i posti nelle facoltà e la seconda che siano altrettanto programmati i posti nelle scuole di specializzazione e gli sbocchi lavorativi. Insomma la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, espressa per voce del presidente Filippo Anelli, apre e chiude contemporaneamente al superamento del numero chiuso. “Una corretta programmazione”, spiega Anelli, “andrebbe fatta sui fabbisogni, da qui a undici anni, di specialisti e medici di medicina generale. I ragazzi che a settembre entreranno a Medicina, infatti, solo tra 9-11 anni saranno completamente formati e pronti per entrare a pieno titolo nel nostro Servizio sanitario nazionale. Le proiezioni, al contrario, mostrano che, per allora, la gobba pensionistica sarà superata, mentre saranno pronti i nuovi specialisti, creati grazie all’aumento delle borse”. “Purtroppo”, aggiunge, “i precedenti Governi hanno messo in atto, per decenni, una programmazione inefficace per cui ci ritroviamo ora con una carenza annunciata di specialisti di alcune branche e di medici di medicina generale.”
4 medici ogni mille abitanti
Le perplessità dei medici, nel caso saltasse la programmazione, riguarda la tenuta dello standard di qualità della formazione e la capacità del Sistema sanitario di assorbire i nuovi medici. Secondo l’Ocse, in Italia, ci sono quattro medici ogni 1.000 abitanti: una delle proporzioni tra le più alte dei paesi europei. I medici del Servizio sanitario nazionale, secondo i dati Agenas, sono circa 145mila.
Anelli ribadisce “l’importanza di una programmazione efficace ed efficiente, e del coinvolgimento dei medici nel metterla in atto, rapportandola con modelli organizzativi e assistenziali altrettanto efficaci ed efficienti.” E conclude: “rinnoviamo pertanto l’appello affinché le rappresentanze esponenziali dei medici possano sedere ai tavoli dove si decide il futuro della Formazione”.