domenica, 22 Dicembre, 2024
Lavoro

Il Tribunale di Torino condanna gli algoritmi che reclutano i rider

Vanno rese trasparenti le logiche dei sistemi di gestione delle app

Glovo deve chiarire il funzionamento dell’algoritmo che recluta i rider. L’obbligo è del Tribunale di Torino al quale si è rivolta mezza Cgil: Filcams, Nidil e Filt. Lavoratori del terziario, “Nuove identità di lavoro” e Lavoratori trasporti, hanno ottenuto dal Giudice del lavoro che le piattaforme devono chiarire il funzionamento degli algoritmi utilizzati per il reclutamento dei fattorini, rendere comprensibili le logiche dei sistemi, le informazioni che consentono di evidenziare in maniera prevedibile e trasparente la decisione adottata dalla app e anche le misure prese per prevenire decisioni di natura discriminatoria.
È quanto ha stabilito il Giudice del lavoro che ha condannato per attività antisindacale Foodinho, la società italiana attraverso la quale la multinazionale del food delivery agisce in Italia. È una lunga battaglia che segna un punto a favore dei lavoratori e che aggiunge importanti elementi di chiarimento a livello di trasparenza.

Rider penalizzati dalla profilazione

Secondo il Tribunale il sistema di profilazione dei rider presenta concreti rischi di penalizzazione per determinate categorie di lavoratori ritenute meno produttive dalle logiche di programmazione dei modelli di gestione, e in generale per il diritto di sciopero. Infatti, il giudice torinese ha segnalato all’interno dei parametri che determinano i punteggi dei rider, funzionali all’accesso prioritario al calendario delle consegne, l’esistenza di “possibili discriminazioni indirette e della mancanza di misure idonee a prevenirle e a eliminarne gli effetti”. Una sentenza che è venuta, quasi contemporaneamente, a un’altra che ribadisce la natura subordinata del rapporto di lavoro dei rider. Sempre il Tribunale di Torino ha riconosciuto a due ciclofattorini di Foodinho l’applicazione del contratto collettivo terziario. Il tribunale ha riconosciuto che tutto il turno in cui il rider è loggato sulla piattaforma, quindi il tempo intercorso tra il check-in e il check-out nei singoli slot prenotati, è da considerarsi tempo di lavoro, a prescindere dalle consegne svolte, stabilendo di fatto che la possibilità di rifiutare una consegna non è sufficiente a qualificare l’attività dei rider come lavoro autonomo.

Discriminazioni algoritmiche

Per le organizzazioni sindacali si tratta di “una sentenza innovativa che rappresenta un significativo passo in avanti anche per l’emersione dei rischi connessi con i feedback e con il riconoscimento facciale dei sistemi.” “Questa decisione”, spiegano Nidil, Filcams e Filt Cgil in una nota, “rafforza la nostra recente iniziativa giudiziaria presentata proprio per contrastare gli effetti delle decisioni discriminatore algoritmiche, che verrà esaminata nel mese di settembre. Una reale conoscenza del funzionamento degli algoritmi di prenotazione e assegnazione degli ordini di cibo e prodotti permetterà di agire per far sì che gli stessi non producano forme di discriminazione”.

Capitalismo digitale usa il cottimo

“Un’ulteriore vittoria”, aggiungono dalla Cgil, “in un settore, quello del food delivery, che vede in queste ore una serie di vertenze aperte con migliaia di addetti che rischiano di perdere il lavoro. La Cgil da tempo ritiene che il riconoscimento dei diritti e delle tutele della subordinazione, attraverso l’applicazione di un contratto collettivo nazionale sottoscritto dai sindacati maggiormente rappresentativi, consenta il superamento di un modello oramai troppo diffuso di capitalismo digitale che porta a vere e proprie forme di cottimo”.

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