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Se la benzina fa il pieno all’inflazione

giovedì, 17 Agosto 2023
1 minuto di lettura

Il mese di agosto è tradizionalmente un calvario per i prezzi. Salgono per un aumento di domanda legata alla pessima abitudine degli italiani di concentrare le loro vacanze nella settimana ferragostana, pur avendo bel tempo da maggio a ottobre. Schizzano alle stelle i prezzi di alberghi, ristoranti e strutture turistiche e ovviamente trasporti.

L’inflazione è il peggior male dell’economia perché scombina i meccanismi della formazione dei prezzi e crea una spirale per cui chiunque si sente autorizzato a gonfiare i prezzi con la scusa che “c’è l’inflazione”. È come mettere benzina sul fuoco.

E a proposito di benzina, il balzo di questi giorni preoccupa non solo chi fa il pieno ma anche il Governo che, però, ha le armi spuntate. Ha imposto la trasparenza dei prezzi medi – come ricorda il Ministro Urso. E questo consente al consumatore di potersi regolare e scegliere un fornitore di carburante più conveniente.
Il Governo può intensificare i controlli della Guarda di Finanza e deve vigilare affinché il prezzo medio non sia effetto di politiche di cartello anticoncorrenziali.

Ma non può imporre tetti ai prezzi. La sua unica leva è quella delle accise. La scelta dell’Esecutivo è di non tagliare le accise perché le risorse pubbliche devono essere indirizzate altrove, come il taglio al cuneo fiscale e altri interventi a sostegno delle fasce sociali più deboli.

Il ragionamento non fa una piega. Ma c’è un rischio. Se il costo dei carburanti dovesse continuare a crescere, in un Paese in cui i trasporti pubblici latitano e quelli per le merci avvengono quasi totalmente su gomma, è inevitabile che questi aumenti si scaricherebbero sui prezzi di prodotti e servizi ridando fiato ad un’inflazione che era finalmente scesa sotto il 6%.

Insomma un bel rebus per il Governo. Una soluzione potrebbe consistere non nel tagliare le accise, ma nel mantenere costante il livello del loro gettito, in pratica evitando di sommare ai nuovi aumenti dei prezzi industriali della benzina anche quelli delle accise. Se il Governo ha destinato gli introiti delle accise calcolati sui prezzi di fine luglio ad altre attività, potrebbe mantenere costante questo livello di gettito senza farlo crescere in proporzione al rialzo dei costi industriali dei prodotti petroliferi che in Italia sono tra i più bassi d’Europa. Una piccola sterilizzazione insomma. Ma forse così si eviterebbe un rimbalzo della bestia nera dell’inflazione che, tra l’altro, rende poco concorrenziali i nostri prodotti sui mercati internazionali.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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