Di fronte all’incremento delle denunce di malattie professionali nel primo semestre dell’anno in corso di oltre il 22 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022, legato anche alle malattie croniche dei lavoratori avanti negli anni, come sottolineato dai vertici INAIL nel corso della prima audizione delle Commissioni Parlamentari di inchiesta sugli infortuni sul lavoro di Camera e Senato tenutasi all’inizio di agosto, occorre puntare alla work ability in tutti i settori produttivi.
Si tratta, dice l’Osservatorio sulle Malattie Occupazionali e Ambientali, OSMOA, dell’Università degli Studi di Salerno, di una dimensione che valuta se un dipendente è in grado di svolgere il proprio lavoro nel presente e nel futuro, in relazione alle esigenze del lavoro stesso, all’ambiente di lavoro e alle proprie risorse mentali e fisiche.
La valutazione della salute e dell’ abilità costituisce la base per la misurazione delle capacità lavorative, nonché le conoscenze e le competenze professionali (abilità), i valori, le attitudini e la motivazione, il tipo di lavoro e l’ambiente di lavoro. Le condizioni di lavoro che sono fisicamente impegnative che implicano un basso controllo del lavoro o che si svolgono in un ambiente di lavoro faticoso, riducono la capacità lavorativa di una persona.
A seguito di una valutazione delle capacità lavorative di tutti i dipendenti, una valutazione può essere fatta sull’impresa identificando se le restrizioni sulle capacità lavorative sono imminenti o future, a quali fattori ambientali sono collegati e cosa occorre fare per eliminare gli ostacoli per supportare e promuovere anche la salute degli intervistati.
La creazione di un ambiente di lavoro inclusivo è un processo continuo che risponde ai cambiamenti dell’ambiente lavorativo e delle politiche sul lavoro, influenzando il team building e le strategie di leadership. Un ambiente di lavoro inclusivo viene creato dalle azioni e dagli atteggiamenti delle singole persone che vi appartengono.
Una volta che i datori di lavoro hanno identificato i punti di forza e di debolezza dei lavoratori e dell’azienda mediante gli strumenti disponibili, possono strutturare un piano d’azione per favorire l’inclusione e il benessere sul posto di lavoro per tutti i lavoratori e, in particolare, per coloro che sono affetti da una o più malattie croniche.
Gestire le esigenze del mondo del lavoro moderno può essere una vera e propria sfida per i lavoratori con una malattia cronica. I lavoratori affetti da malattie croniche possono sentirsi depressi o stressati, in quanto non riescono a lavorare dando il massimo della produttività, e quindi preoccuparsi circa le possibili ripercussioni sulla sicurezza del proprio posto di lavoro con il rischio di esporsi involontariamente a rischi sul lavoro-
Non spetta al datore di lavoro accertare se i lavoratori siano effettivamente affetti da una disabilità. La questione, invece, è quella di aiutare i lavoratori a svolgere le proprie mansioni al meglio delle loro capacità, malgrado la condizione di salute.
È un equilibrio delicato che richiede attenzione, ma i datori di lavoro devono adoperarsi al meglio per supportare i lavoratori con malattie croniche. Assumere e formare nuovi lavoratori è infatti un costo per l’azienda, mentre i lavoratori a lungo termine possiedono preziose conoscenze e qualifiche istituzionali. Anche se i problemi di salute impediscono loro di svolgere tutte le attività lavorative previste, possono comunque insegnare ad altri o affiancarli per le mansioni che afferiscono alla loro posizione o possono mettere a disposizione le loro competenze in altri modi.
Prima di analizzare l’effetto concreto delle malattie croniche sull’attività lavorativa, chiedendosi in che modo si possano limitare gli ostacoli e le barriere che si generano e quanto sia importante un’ambiente di supporto, è opportuno approfondire l’effettiva presenza dei lavoratori cronici nel mercato del lavoro e i dati a questi relativi. È logico supporre che la gravità della malattia incida sulla possibilità di occupazione e di ritenzione del lavoro, supponendo tassi di occupazione più bassi per le malattie più gravi e debilitanti.
Secondo i dati dell’indagine sulla salute, l’invecchiamento e la pensione in Europa, “Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe”, mentre il 74% delle persone sane di età compresa tra 50 e 59 anni ha un impiego, tale percentuale scende al 70% tra quelli con una malattia cronica e scende al 52% per le persone con due malattie croniche concomitanti (Eurofound, 2019). Sulla base delle statistiche raccolte dall’Eurofound, ci sono gruppi di persone con determinate caratteristiche che sono più inclini ad essere affetti da malattie croniche.