Secondo quanto segnalato dal Centro studi di Unimpresa si registra una profonda riduzione della liquidità fornita dalle banche all’economia reale, con conseguenze negative su produzione, investimenti, consumi, crescita economica e occupazione. Nell’ultimo trimestre i prestiti al settore privato sono calati di 12 miliardi di euro, dai 1.713 miliardi di febbraio ai 1.701 miliardi di maggio. A febbraio, su base annua, si era già registrata una contrazione dello 0,2% salita a meno 1,8%, sempre su 12 mesi, a maggio. I soli finanziamenti alle imprese sono calati di sette miliardi in appena tre mesi.
Rialzo dei tassi
“È così assurdo ipotizzare una pausa sull’aumento dei tassi da parte della Bce? Il prossimo settembre la Banca centrale europea potrebbe portare il costo del denaro al 4,5%. Si tratterebbe del decimo rialzo dei tassi nell’arco di appena 14 mesi. A luglio 2022 eravamo ancora a livello zero e questa risulta una accelerazione più unica che rara e (forse) controproducente, certamente poco efficace. Tant’è che le decisioni della Bce vengono ormai prese di mira costantemente. Sono gli stessi governatori delle banche centrali dell’area euro a criticare pubblicamente l’Eurotower, non da ultimo Ignazio Visco che a novembre passerà il testimone in Banca d’Italia a Fabio Panetta” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. La Bce, osserva il Centro studi di Unimpresa, sta letteralmente togliendo il fiato alle imprese e alle famiglie. L’andamento degli impieghi nell’ultimo periodo rivela una situazione di credit crunch in atto, come segnalato recentemente dalla Banca d’Italia: La diminuzione del credito al settore privato non finanziario, in atto dallo scorso dicembre, è proseguita a maggio (-2,6%, sui tre mesi e in ragione d’anno).
Famiglie e imprese
Si è accentuata la riduzione dei prestiti alle famiglie (-2,1%, da -0,2% in febbraio) ed è proseguito il calo del credito alle imprese non finanziarie (-4,2%, da -8,1% in febbraio). La flessione continua a riflettere il rialzo dei tassi di interesse e le minori necessità di finanziamento per investimenti; vi hanno contribuito anche i criteri di offerta divenuti più stringenti. Secondo gli analisti di Unimpresa “il fatto che i criteri di offerta del credito da parte delle banche siano divenuti più stringenti merita particolare attenzione, perché racconta un cambio di passo strategico all’interno del settore bancario: se, da un lato, il costo del denaro più alto fa crescere il margine d’interesse, e quindi ricavi e utili, dall’altro lato, le concessioni di credito diventano, proprio a causa dei maggiori tassi applicati alla clientela, più rischiose. Ne consegue che ottenere finanziamenti, anche a costi più pesanti, potrebbe talora risultare addirittura impossibile”.