sabato, 23 Novembre, 2024
Società

Ferragosto: il riposo di Augusto e l’augurio della gentilezza

Il Ferragosto, giorno simbolo votato alle vacanze e al riposo, viene dalla tradizione romana della Feriae Augusti (il riposo di Augusto) che l’imperatore proclamò in concomitanza con antiche festività agro pastorali. Inizialmente il Ferragosto cadeva all’inizio del mese, apriva un periodo costellato di feste (gli Augustali) ed era considerato il miglior modo per celebrare la nuova età di pace che il successore di Cesare aveva inaugurato dopo le diverse imprese militari del suo predecessore. Successivamente la Chiesa Cattolica spostò il Ferragosto alla metà del mese, per farlo coincidere con un momento importante della devozione mariana, cioè l’Assunzione in cielo della Vergine Maria.

Da poco meno di cent’anni anche la modernità industriale si è impossessata del Ferragosto, facendone una festa che spacca l’anno mandandoci tutti in ferie. L’imperativo categorico è festeggiare il Ferragosto, trascorrerlo in spiagge affollate, sotto ombrelloni affittati a tariffe da mutuo e fino a non molto tempo fa con radio (gli spiaggioni) a tutto volume ed ambulanti di ogni tipo ed etnia. Oggi poi l’evoluzione dei tempi ha generato gli onnipresenti telefonini, che hanno mandato in soffitta le storiche paesaggistiche cartoline che obbligatoriamente spedivamo da luoghi di vacanza a parenti ed amici, telefonini che oggi permettono tramite i social, di vivere una vacanza allargata, in diretta, mostrando i luoghi e i divertimenti che vogliamo condividere. Altrettanto lo è per i sagaci che preferiscono al mare la montagna, le città d’arte o qualsiasi altra forma di divertimento ferragostano. Niente di male, è il segno dei tempi. Ma a me piace ricordare e augurare un Ferragosto anche diverso. Oggi certamente meno attrattivo dal punto di vista dei beni materiali; ma molto più arricchente per l’anima e per le relazioni umane.

Non parlo solo delle specialità enogastronomiche, come sempre in Italia articolatissime e squisite che si possono condividere o introitare, tipiche del Ferragosto in ogni angolo del nostro Bel Paese. Ogni luogo ne ha per sé. Ma la tradizione ferragostana che sarebbe più bella da riprendere è quella dei piccoli doni che nella circostanza storica si usava elargire agli operai, agli impiegati, ai braccianti agricoli. Quella modesta somma che veniva chiamata proprio «il ferragosto». Un atto di solidarietà sentita e non dovuta, con cui chi stava meglio cercava di dare un piccolo sollievo a chi invece faticava a sbarcare il lunario. Non sto parlando, naturalmente, delle provvidenze pubbliche, delle misure che anche in queste ultime settimane sono state varate dal Governo (come tutte le misure di tutti i Governi, controverse e discusse). Mi riferisco non solo al dono ferragostano di allora ma anche alla gentilezza, a questa virtù tanto preziosa e sempre più spesso disertata che dovrebbe essere l’anima di ogni festa, di ogni vera gioia.

Un gesto gentile. Non necessariamente un dono. Un sorriso, una carezza, una telefonata per chiedere come sta quell’amico o quel parente che non sentiamo da tempo, un’attenzione, un incoraggiamento. O prendere un caffè con un amico, come direbbe Luciano De Crescenzo, per dirgli che gli vuoi bene e che lui è importante per te. Mai dimenticare il valore di questi gesti, sia perché ne abbiamo ricevuti (nella vita di ognuno c’è la grazia di conoscere almeno una persona gentile) e li abbiamo certamente molto graditi sia perché ci sarà stato un momento in cui ne abbiamo avuto bisogno e non sono arrivati. Il Ferragosto segna questo passo ed è l’occasione giusta per farlo. La festa di quell’Imperatore che fece edificare il grande altare della pace (a Roma sul Lungotevere, la splendida Ara Pacis) e anche il ricongiungimento in cielo fra la Madonna e suo Figlio, si festeggiano al meglio con un piccolo e umano interessato atto di gentilezza. È la gentilezza che ci rende esseri umani. E anche le parole gente, gentile e gentilezza sono “made in Roma”. Quei Latini quanto la sapevano lunga. Auguri Ferragostani gentili a Voi, alle vostre famiglie ed all’Italia intera ovunque. E se ci venisse l’uzzolo di giocare al Lotto (ma farlo con molta moderazione), nella Smorfia, c’è un numero anche per Ferragosto e corrisponde al 45. Solitamente porta fortuna.

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