Conte continua a convocare vertici politici su materie decisive, anche nel tentativo di esorcizzare il rischio di una instabilità che insidi il futuro del governo.
Infatti, sembra a rischio, anche nel giudizio che viene attribuito al Quirinale, la possibilità di sostituire ai renziani, qualora dovessero persistere nella contestazione ad aspetti rilevanti dell’iniziativa dell’esecutivo, un gruppo eterogeneo di responsabili, pescati fra le fila sia del centro destra, sia della stessa Italia Viva.
Una ipotesi, questa, enunciata in chiaro da Bettini, eminenza grigia del Pd romano e consigliere ascoltato di Zingaretti, ma finora respinta con sdegno dai supposti transfughi, oltre che di dubbia coerenza con l’assetto costitutivo del governo.
Per capire come finirà, si dovrà aspettare il ritorno di Renzi dal Pakistan, anche se dalle cime innevate di quel Paese ove sta sciando, non giungono segni di arrendevolezza, esclusa anche dalla Ministra Bellanova che anzi rileva come il Pd, a suo giudizio, si stia consegnando al populismo dei Cinque Stelle.
Intanto, alla Camera, è approdato il decreto Milleproroghe, sul quale il governo intende porre la fiducia contando, su questo specifico provvedimento sul voto favorevole di Italia Viva.
La stessa disponibilità resta però quanto mai aleatoria su altre decisive questioni, a cominciare dalla prescrizione, inserita ora in un disegno di legge che richiederà i suoi tempi per l’esame nei due rami del Parlamento, mentre Renzi preannuncia iniziative per lo sblocco dei cantieri e una profonda revisione del reddito di cittadinanza.
Se dovesse permanere l’attuale fase conflittuale e il correlato stallo nell’attività del governo, a Conte non resterebbe che scongiurare, con una iniziativa a tutto campo, una interruzione anticipata della legislatura. Quest’ultima sarebbe una sciagura che lascerebbe il Paese in preda alle convulsioni di una crisi senza sbocchi, rovinosa per l’Italia, visto che si dovranno affrontare temi decisivi, quali il negoziato sulla nuova fisionomia delle politiche comunitarie per lo sviluppo e le conseguenze di una complicata situazione internazionale. Occorrono, nella stabilità, politiche capaci di fronteggiare il marasma libico, i rapporti fra l’Europa e gli Stati Uniti e i rischi ulteriori per un’economia, la nostra, sulla quale incideranno i problemi aperti nei rapporti commerciali con la Cina acuiti dall’epidemia del coronavirus.
Né è da sottovalutare l’esigenza di far partire il piano straordinario per il Mezzogiorno e cominciare così a dare risposte alla drammatica condizione di tanta parte del Paese.