Il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) è pronto ai nastri di partenza. Conclusa la fase di valutazione ora inizia l’iter di approvazione. Con le firme dei ministri, Gilberto Pichetto (Ambiente) e Gennaro Sangiuliano (Cultura), si è conclusa la fase fondamentale per dare il via definitivo all’adozione del Piano.
Il decreto ministeriale ha trasmesso i pareri della Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via-Vas e della Direzione Archeologia, Belle arti e Paesaggio del Ministero della cultura, contenenti raccomandazioni e osservazioni da tenere in considerazione. Il Piano sarà adesso adottato con decreto del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Nel dettaglio, ora la Direzione generale uso sostenibile del suolo e delle risorse idriche del Mase dovrà tenere conto degli elementi indicati dalla Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale nel parere che costituisce parte integrante del decreto firmato dai ministri, anche ai fini degli adempimenti da assolvere. Nel parere reso, la Commissione ha tenuto conto delle osservazioni giunte nel corso della Consultazione pubblica svolta sul Pnacc.
Nella versione definitiva del Piano la stessa Direzione del Mase dovrà poi, naturalmente, tenere conto anche delle condizioni e osservazioni espresse dagli Uffici territoriali del Ministreo della cultura, così come di quelle degli uffici di settore delle Regioni e Province autonome, che sono state ricomprese nel parere della Direzione Archeologica Belle Arti e Paesaggio del Mic con cui si è sviluppata la concertazione, parere anch’esso parte del decreto a firma Pichetto-Sangiuliano.
Ridurre gli effetti climatici
La finalità del Piano è contenere la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici e aumentarne la resilienza. Rappresenta lo strumento di attuazione della Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici del 2015 per la pianificazione nazionale a supporto delle istituzioni che saranno chiamate a sviluppare sulla propria scala di governo i contenuti del piano, tenendo conto delle specificità dei diversi contesti.
Sono 361 le fonti di rischio
Il progetto originale del Pnacc risale al 2018, quando fu predisposta una prima versione dal Governo Gentiloni. Dopo anni nel dimenticatoio il Piano è stato ripreso lo scorso febbraio per essere sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale e Strategia (Via-Vas). Il Piano è fondamentale per tutto quanto riguarda le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici: inondazioni, temperature, siccità e rischio idrogeologico. Prevede 361 azioni che bisogna mettere in pratica e tra queste andranno individuate le priorità. Il Pnacc è diviso in tre capitoli principali. Il primo è dedicato alle previsioni dell’impatto che il cambiamento climatico avrà sull’Italia, settore per settore, dal turismo all’agricoltura, dalla pesca all’energia, dalla salute all’industria. C’è poi la parte relativa alle “misure e azioni di adattamento”, che il Piano distingue in “soft” (finalizzate al rafforzamento amministrativo e tecnico) e “settoriali”. Infine la “governance dell’adattamento”, che ruota intorno alla istituzione di un Osservatorio nazionale.
Tempo scaduto, ora operativi
“La chiusura nei tempi previsti dell’iter per l’approvazione del Pnacc”, scrivono i due ministri competenti, “conferma l’impegno del Governo nell’affrontare la sfida chiave del nostro futuro”. “Si tratta di interventi che il Mase mette incampo per adattare il nostro territorio agli effetti del cambiamento climatico. Siamo consapevoli che non c’è tempo da perdere per mettere il nostro Paese al riparo da fragilità nuove e vecchie, tutelando da un lato ambiente, vite e comunità umane, e tenendo al contempo in considerazione tutte le caratteristiche della nostra Italia, a partire da nostro inestimabile patrimonio artistico che non ha pari al mondo”.