Le sentenze del Consiglio di Stato
Ance batte Mit due a zero. Arrivano in coppia le sentenze del Consiglio di Stato al quale erano ricorsi i costruttori italiani per un contenzioso sui prezzi dei materiali relativi al 2018 e al primo semestre 2021. Con in mezzo anche i ricorsi contro i decreti prezzi del 20 maggio 2019 e del 27 marzo 2018. Arrivano tra capo e collo all’attuale ministro, ma sono il lascito dei predecessori Danilo Toninelli (5Stelle) e Paola De Micheli (PD).
L’Ance: criticità evidenziate
Federica Brancaccio, presidente di Ance, spiega che la decisione ha una certa rilevanza per almeno due ordini di ragioni. “In primo luogo conferma la fondatezza delle criticità da sempre evidenziate da Ance sulla metodologia di rilevazione dei prezzi utilizzata e sulla scarsa attendibilità dei risultati ai quali conduce, fortemente distanti dalle reali fluttuazioni del mercato. E in secondo luogo, pur ribadendosi la validità del sistema di rilevazione utilizzato dal Ministero, nel prescrivere a quest’ultimo l’espletamento di un supplemento istruttorio ‘condotto anche autonomamente ed eventualmente facendo ricorso anche ad altre fonti e tenendo, se del caso, anche conto delle introdotte nuove metodiche di rilevazione, revisione e aggregazione dei dati’, i giudici amministrativi sembrano riconoscere l’ammissibilità anche di rilevazioni esterne, compresi quindi anche i dati riportati dall’Ance, purché comunque rimesse al prudente apprezzamento dell’Amministrazione”.
Prezzi adeguati al mercato
Quello dei prezzi delle materie prime è un campo di battaglia dove le tensioni non hanno mai fine, soprattutto quando i mercati entrano in fasi turbolente come quelle che stiamo vivendo in questi ultimi anni. Pandemia, guerre, inflazione mettono a dura prova le aziende, soprattutto quelle che lavorano con i mercati esteri, e quindi c’è poco da scherzare. I listini dei prezzi dei materiali da costruzione sono punti di riferimento per le gare d’appalto per le opere pubbliche: sbagliarli può significare scoraggiare le aziende a partecipare ai bandi o, peggio, fermare i lavori per i conteziosi che si aprono per l’adeguamento prezzi. Insomma un putiferio sul quale le sentenze del Consiglio di Statohanno messo un punto fermo. Tra l’altro l’Ance ritiene che il supplemento di istruttoria rimesso al Ministero potrebbe comportare una possibile rideterminazione delle compensazioni per il primo semestre 2021, ove le percentuali di variazione dei materiali interessati dovessero essere rialzate. Tradotto: se siamo stati danneggiati vedremo anche di recuperare il credito.
Mit usava metodo sbagliato
Cosa è successo? Che la determinazione dei prezzi di alcunimateriali, bitume nel 2018 e una quindicina di materiali in lamiera d’acciaio, tubazioni e legno per il 2021, effettuata dal Ministero sulla base dei dati forniti dagli enti ufficiali di rilevazione (Provveditorati interregionali per le opere pubbliche, Camere di Commercio tramite Unioncamere e Istat), presentasse delleanomalie e incongruenze, tali da minarne la complessiva attendibilità e rispondenza alle reali dinamiche di mercato. Inoltre, i dati raccolti risultavano significativamente differenti anche rispetto a quelli ottenuti dai providers privati incaricati dall’ANCE. In una prima sentenza del Tar era stato chiesto al MIT di fare un supplemento di istruttoria, ma poi i costruttori sono dovuti ricorrere al Consiglio di Stato che ha confermato l’obbligo di definire meglio quei prezzi.
Errori da correggere
In particolare, i giudici di secondo grado muovono dalla considerazione che entrambe le fasi del procedimento di rilevazione dei dati, ossia quella di reperimento da parte delle fonti ufficiali e quella di gestione da parte del Ministero, presentano delle criticità e necessitano, quindi, di correttivi“indispensabili per rendere completi, congrui ed attendibili i dati raccolti e per consentirne il controllo effettivo e l’adeguata attività di aggregazione a livello centrale”.
I giudici amministrativi hanno anche scritto che sarebbe quanto mai opportuno mettere mano alla metodologia per renderla più omogenea e che vanno corretti eventuali errori e colmate le lacune “anche con il ricorso a fonti alternative”. Del resto viene difficile pensare che si possano bandire gare d’appalto per opere pubbliche e sbagliare i prezzi di mercato.
Mit raffronti i prezzi con i costruttori
Con riferimento alle fattispecie concrete rimesse all’esame dei giudici amministrativi, ciò comporta nel dettaglio, ed è in questa parte della motivazione che le sentenze in commento assumono rilievo centrale, che l’approfondimento istruttorio prescritto al Mit venga dato “riconoscendo espressamente, come richiesto da Ance, la necessità per l’Amministrazione di raffrontare i dati rilevati dalle proprie fonti e quelli risultanti dalla banca dati indicata dall’Associazione e di fare ricorso a quest’ultima in caso di difficoltà di reperimento dei dati sul territorio, al fine di accertare la reale variazione percentuale del prezzo”. “Si tratta – commenta Federica Brancaccio – di un risultato assai importante per il settore, che rende merito degli sforzi e dell’impegno profuso in questi anni da Ance al fianco delle imprese, in una battaglia che aveva come obiettivi l’evidenziazione delle carenze istruttorie occorse, più volte segnalate dall’Associazione, e il riconoscimento di adeguati ristori.”