Né Renzi né Calenda raggiungono il 4% dei voti, soglia di sbarramento per le prossime elezioni europee. Eppure si separano. Sono personaggi decisamente ardimentosi.
Né Renzi né Calenda hanno la stoffa di Ugo La Malfa. Eppure sia Renzi che Calenda pensano di poter manovrare, da separati, gli equilibri della politica italiana.
Il leader del Partito Repubblicano, nella prima Repubblica, con uno striminzito 3% influenzava le formule e le politiche dei governi, fino ad essere il partner preferito da Aldo Moro per avviare l’esperienza che avrebbe aperto al Pci. La Malfa sapeva trattare a testa alta con la Dc e faceva spesso venire qualche dubbio ad alcuni comunisti come Giorgio Amendola.
Trovare una logica nei comportamenti di Renzi e Calenda è un’impresa ardua. Si dice: è il loro ego che li guida. E sia. Ma un pizzico di buon senso no?
Buon senso avrebbe voluto che i due capissero una cosa molto semplice: in Italia c’è uno spazio politico per un’area di centro riformatrice fuori dagli schemi destra-sinistra. Quest’area ha bisogno di leader capaci di aggregare e di creare una casa comune in cui possa trovare accoglienza chi è deluso dal Pd e chi è disorientato dopo la scomparsa di Berlusconi. Per aggregare occorrono figure inclusive, dotate, sì, di grande personalità ma capaci di dialogare, di anteporre la paziente costruzione del consenso alle fregole di affermare la propria -presunta?- genialità politica. I veri geni non dicono di esserlo né sbattono in faccia ad altri la loro superiorità.
Né Renzi né Calenda hanno dato prova di questo buon senso pur dimostrando, il primo grande fiuto politico, il secondo notevole preparazione e capacità di elaborare programmi concreti.
Sulla carta sarebbero un’unione perfetta: l’animale politico e il manager dei contenuti. Peccato che a nessuno dei due interessi veramente costruire con pazienza un progetto politico di lunga durata. Gelosi l’uno dell’altro si perdono in piccole baruffe senza volar alto. Si assumono una grande responsabilità: privare l’Italia del Terzo polo è un grave errore per l’equilibrio del sistema politico italiano. Ma è un errore anche per i calcoli individuali dei due litiganti. Che non trarranno particolare beneficio dalla onerosa separazione. Renzi non riuscirà a saccheggiare Forza Italia e Calenda non riuscirà ad assottigliare le file del Pd. Entrambi stanno facendo un enorme regalo sia a Tajani che a Schlein.
Come geni della politica… potrebbero ancora fare meglio.