Ogni anno si pensa all’autunno come ad un periodo di problemi che sfuggono al controllo e di tensioni sociali che inevitabilmente salgono e di una politica in balìa del solito assalto alla diligenza che si scatena sulla legge di Bilancio.
Quello del 2023 si annuncia come una stagione in cui l’Italia deve decidere se consolidare i buoni risultati finora conseguiti o avventurarsi in scenari di instabilità. I dati dell’Istat sono ancora incoraggianti con l’inflazione che cala ancora e un live rallentamento della produzione industriale che comunque non dovrebbe farci scendere a fine anno sollo la soglia dell’1%.
La ricetta per evitare rischi è apparentemente semplice: stabilizzare la crescita, frenare ancora l’inflazione, ammorbidire l’impatto del rialzo dei tassi su imprese e famiglie, sostenere le fasce sociali più deboli, varare una politica di bilancio equilibrata cercando di ridurre sia il debito che il deficit.
Per ottenere questi risultati la maggioranza di Governo deve avere una visione complessiva dei problemi che stanno sul tavolo e non procedere per compartimenti stagni. L’unitarietà della politica economica è essenziale per evitare che ogni Ministero faccia di testa propria. Il compito principale spetta al Presidente del Consiglio che deve indicare la linea e tenere a bada richieste esagerate.
E qui sorge il primo problema. Il Governo deve mettere nel conto che un surriscaldamento del clima sociale potrebbe verificarsi. La Cgil è già sul piede di guerra, ci sono molti contratti ancora da chiudere, tavoli di crisi aperti, ma c’è soprattutto una crescente pressione di Pd e 5S che daranno battaglia sul salario minimo, il venir meno del reddito di cittadinanza e le politiche sociali in genere.
Arroccarsi non serve e Meloni ha fatto bene a mostrare disponibilità al dialogo dopo l’iniziativa di Calenda. La politica dello scontro, del muro contro muro non serve a nessuno. Può far salire di qualche zero virgola i sondaggi, ma non porta buoni risultati al Paese. Se andasse in scena lo spettacolo dell’escalation polemica tra maggioranza e opposizione si innescherebbe una spirale che sfuggirebbe al controllo.
Per dialogare bisogna essere in due. La prima mossa spetta al Governo che sicuramente può contare su una disponibilità da parte di Azione. La maggioranza pur nella distinzione dei ruoli deve tener conto dei problemi che sollevano le opposizioni e proporre soluzioni praticabili. Toccherà poi a Schlein e Conte decidere se comportarsi come in campagna elettorale o fare un’opposizione non di slogan, ma di contenuti, costruttiva fino a quando è possibile.
Ma questo non basterà. Il Governo dovrà dare più ascolto alle Regioni e ai Comuni e individuar un metodo collaborativo con i sindacati. Finora la spirale prezzi salari non è partita. Ma alcuni prezzi cruciali vanno monitorati bloccando le speculazioni e alcune retribuzioni vanno aumentate per consentire una domanda interna adeguata a sostenere la crescita.