MILANO (ITALPRESS) – Bambini operati nell'utero materno, operati quando sono bambini piuma e così piccoli da stare in una mano, operati a un giorno dalla nascita. Possono essere tante le ragioni per intervenire in queste circostanze, con modalità e tecniche che rappresentano l'estrema e più raffinata evoluzione della chirurgia mini invasiva. La chirurgia fetale e neonatale è un'eccellenza del nostro Paese, anche grazie a un approccio ultra specialistico e multidisciplinare insieme. Alla base di tutto, ci sono diagnosi sempre più precise, che permettono di affrontare malformazioni e patologie minimizzando i danni al momento della nascita, evitare disabilità, e addirittura salvare la vita a chi ha tutta la vita davanti. Sono questi alcuni dei temi trattati da Ernesto Leva, professore associato di chirurgia pediatrica dell'Università degli studi di Milano e direttore della struttura complessa di chirurgia pediatrica del Policlinico di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell'agenzia di stampa Italpress. "La chirurgia neonatale è la parte più raffinata della chirurgia pediatrica, abbiamo a che fare con un materiale estremamente delicato. Al Mangiagalli ne operiamo di tutti i pesi, addirittura sotto il kg, di recente anche un bambino di 350 grammi – ha esordito Leva – Sono strutture estremamente delicate, ma con una forza vitale incredibile, è la parte più bella. Per fare chirurgia neonatale bisogna essere un chirurgo pediatrico dedicato alla chirurgia neonatale, chi si occupa solitamente di adulti combinerebbe dei guai. Più casi vengono operati e migliore è il risultato anche a lunga distanza". Sotto questo aspetto, la scienza ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, introducendo anche le operazioni chirurgiche fetali: "Gli orizzonti sono cambiati perché è entrata proprio ciò che chiamiamo chirurgia fetale – ha spiegato – Oggi alcune patologie malformative già le trattiamo in utero con gli ostetrici, gli outcome di questi trattamenti hanno alzato il livello di aspettativa di vita di questi bambini. In chirurgia fetale lavori su due esseri viventi, feto e mamma, l'attenzione deve essere pertanto molto alta. Il neonato, anche di bassissimo peso, ha intorno un'emotività familiare molto intensa". "La sinergia tra i vari specialisti è fondamentale, l'expertise dei vari specialisti pure, così come il ruolo dei nostri infermieri, che devono essere di altissimo livello – ha aggiunto il professore – I risultati buoni che riusciamo a ottenere sono anche legati al fatto di avere infermieri di alto livello". Tra le principali occupazioni di Leva anche le operazioni chirurgiche nei paesi meno sviluppati: "La chirurgia in paesi in via di sviluppo mi ha sempre affascinato, non hanno le nostre risorse e dobbiamo adattarci, ma i bambini sono sempre bambini – ha raccontato – La soddisfazione di fare queste operazioni in quei posti fa bene al cuore e ai bambini. Lì l'esperienza e l'abilità del chirurgo può sopperire a quella parte di tecnologia che non trovi. La logica con cui faccio queste esperienze è di andare e formare i chirurghi in loco, con i quali manteniamo poi i rapporti e mettiamo in atto iniziative e collaborazioni. Un progetto lanciato di recente, Accademia Polis, è un processo di democratizzazione della medicina – ha concluso – Si tratta di una piattaforma in cui carichiamo degli interventi che facciamo e i medici dei paesi in via di sviluppo possono accedere gratis guardando proprio quegli interventi". – foto Italpress – (ITALPRESS). xd7/fsc/red 31-Lug-23 10:32