In Europa la Russia invade Paesi liberi e sovrani. In Africa i mercenari della Wagner destabilizzano regimi democratici, prendono il controllo di governi fantoccio e mettono le loro basi in Stati come il Mali, la Libia, il Burkina Faso, la Repubblica Centroafricana. Si apprestano a farlo anche nel Ciad e nel Sudan. E ora brindano per il golpe che hanno provocato nel Niger. Uno Stato democratico, cruciale sia per arginare gli estremisti islamici, Al Qaeda Stato Islamico, sia per mettere sotto controllo i criminali che gestiscono le rotte dei migranti.
Non si tratta di un episodio isolato ma dell’ultimo e forse più drammatico tassello di una strategia che Mosca ha elaborato e che sta cinicamente realizzando senza trovare nessuna resistenza da parte dell’Occidente.
Il Niger nell’area del Sahel è forse l’ultimo Paese su cui Stati Uniti ed Europa possano contare.
Prenderne di fatto il controllo significa poter inondare l’Europa di milioni di migranti organizzati e sfruttati dai trafficanti di esseri umani e destabilizzare così i Paesi europei.
Putin tramite il suo fedelissimo Lukashenko ha già provato un’azione simile ai confini con la Polonia e ci sono tutti i segnali che la Wagner in Bielorussia possa riprendere operazioni del genere.
La condanna del golpe da parte dei 16 Paesi dell’Ecowas (Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo) è un segnale che Stati Uniti ed Europa devono cogliere come l’estremo grido di allarme di una parte dell’Africa che vede espandersi incontrastata la presenza della Russia, che va a sommarsi con l’influenza di Pechino che conta ormai su un blocco di una cinquantina di stati di quel continente pronti a sostenere le posizioni della Cina anche nell’ Assembla delle Nazioni Unite.
L’Europa e gli Stati Uniti non possono agire in Africa in ordine sparso. Né possono continuare ad assistere alle bravate della Wagner e alle sistematiche azioni di penetrazione della Cina restando con le mani in mano.
L’Italia col Piano Mattei potrà giocare un ruolo importante per stabilire relazioni di cooperazione e sviluppo sempre più forti con Paesi africani. Ma non si può più trascurare l’importanza della presenza militare e delle attività di intelligence che in questi Paesi sono indispensabili per intercettare per tempo le azioni di disturbo di Russia e Cina e per contrastarle con tutti i mezzi.
Gli errori commessi nel passato dall’Occidente non devono indebolire la capacità di reazione e soprattutto di deterrenza. Forse è il caso di interrogarsi se la Nato non debba interpretare il suo ruolo nel fianco Sud dell’Alleanza anche come attivo contrasto all’immigrazione clandestina colpendo i suoi organizzatori nei luoghi dove questa tratta ignobile si struttura prima di arrivare sulle cose del Mediterraneo.
La deterrenza e la difesa dei Paesi membri si esercita non solo usando le armi in caso di aggressione ma prevenendo e scoraggiando azioni destabilizzanti con attività massicce di intelligence e supportando militarmente i governi legittimi che rischiano di finire nella morsa di Mosca e Pechino.