sabato, 16 Novembre, 2024
Economia

Banche Ue, superato lo stress test con un -6 di  Pil

Le italiane meglio delle francesi e tedesche. Vulnerabili ristorazione, commercio e costruzioni

Superati anche nel 2023 i temutissimi stress test delle banche europee. Sotto esame di Eba (European banking authority) e BCE 98 istituti di credito di cui 57 grandi e 41 di medie dimensioni equivalenti a circa l’80% degli assets totali della zona euro. La Banca centrale ha pubblicato i risultati della prova confermando che il settore bancario dell’area dell’euro sarebbe in grado di fronteggiare una grave recessione economica. Nello scenario avverso, il più severo da quando sono iniziati gli stress test (2010), disegnato con una cruenta recessione (Pil -6%), con tassi in rialzo, inflazione elevata (20%) e spread creditizi in aumento, le banche del campione subirebbero una decisa erosione dei ratio patrimoniali ma non un crollo.

Bene gli istituti italiani

Le banche italiane nello scenario avverso avrebbero un capitale in media all’11,6% (con una flessione del 3,4%), mentre quelli francesi e tedeschi sarebbero tra il 9 e il 10%. È un risultato, secondo gli analisti di Milano Finanza,  da accogliere “senza trionfalismi, viste le sfide in arrivo, ma che segna un netto cambiamento rispetto agli stress test del passato, quando i gruppi italiani erano spesso finiti sotto l’attenzione dei mercati”. Nell’ultima prova le banche nazionali hanno beneficiato di una minore erosione patrimoniale per il rischio di credito e dal maggiore contributo del margine di interesse (più basso invece in Francia e Germania, anche per il maggior peso dei prestiti a tasso fisso).

 I settori più esposti

Nel dettaglio Eba calcola che  le perdite su crediti concessi a grandi imprese e alle Pmi assorbirebbero il 50% delle perdite su crediti totali. In quanto ai settori, lo stress test indica che dalle grandi aziende manifatturiere deriverebbe un quinto delle perdite e che i settori più colpiti sarebbero ricettività, ristorazione e costruzioni, commercio al dettaglio e all’ingrosso, attività professionali e accademiche.
Le banche europee sono “resilienti”; questo, in sintesi, il verdetto dell’Autorità bancaria europea. Solo tre istituti, nello scenario teorico, finiscono sotto la soglia media relativa al requisito patrimoniale Srep complessivo (Total srep capital requirement) ma lo stress test Eba 2023, ricorda la stessa Autorità, non è costruito con un’asticella da superare, non c’è lo stigma di una ‘bocciatura’ ma solo una valutazione di cui terrà conto la Vigilanza Bce. La resilienza è data dal fatto che le condizioni di partenza delle banche sono risultate migliori all’inizio dell’esercizio (fine 2022) situazione che permette loro di resistere all’erosione di capitale.

Ipotesi avverse e perdite

Lo scenario avverso produrrebbe perdite ipotetiche pari a quasi 500 miliardi, in particolare sui crediti, e ciononostante le banche restano sufficientemente capitalizzate per poter continuare a sostenere l’economia.
Il coefficiente del capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1, CET1) delle 98 banche partecipanti all’esercizio diminuirebbe in media di 4,8 punti percentuali, portandosi al 10,4%, se fosse esposto a tre anni di tensioni in condizioni macroeconomiche molto difficili. Il coefficiente di CET1 è una misura fondamentale della solidità finanziaria di una banca. L’esame ha mostrato che molte banche devono migliorare le proprie capacità di valutazione delle potenziali sottoscrizioni, di modellizzazione e di aggregazione dei dati.

Piccole banche più vulnerabili

Molto importante è il modello di business praticato e la relativa struttura delle attività e delle passività. Ad esempio, le banche che presentano una quota maggiore di prestiti a tasso variabile traggono maggiore beneficio dall’incremento dei tassi di interesse rispetto a quelle che erogano prevalentemente prestiti a tasso fisso. Pertanto, attualmente la BCE sollecita le banche a prestare particolare attenzione alle modalità di gestione dei rischi di tasso di interesse. Infine, le banche di minori dimensioni hanno registrato un’erosione maggiore del capitale rispetto a quelle più grandi  (6,6 punti rispetto a 4,6 punti percentuali), in conseguenza della minore capacità di generare reddito e delle più elevate perdite su crediti.

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