Gli scienziati ci spronano a scrivere sempre più spesso sul clima dando informazioni corrette. Giustissimo.
Allora cominciamo col dire che entrare nella disputa tra negazionisti e catastrofisti non ci interessa. È una perdita di tempo. Per noi le cose sono molto chiare. Fenomeni estremi sempre più frequenti sono una prova indubitabile che il clima è cambiato in peggio. Quanto di questo cambiamento sia dovuto a cicli secolari che si ripetono e quanto sia dovuto alle nostre malefatte non lo sappiamo.
Ma sappiamo che se nulla possiamo sui cicli della natura molto possiamo sui nostri comportamenti. E allora l’unica cosa che ha senso è ridurre, per quanto possibile, i danni che abbiamo arrecato e stiamo ancora arrecando all’ambiente. Modificare il modello di produzione, di consumo, di trasporto si può e si deve. Qualcosa si sta facendo.
Ma mentre cambiamo le ruote, la macchina continua a camminare e allora dobbiamo agire molto sulla prevenzione dei rischi.
Se sappiamo che ci possono essere alluvioni sempre più frequenti perché non organizziamo le nostre città, il sistema dei trasporti, la gestione dei fiumi in maniera non tradizionale ma adeguata ai nuovi rischi?
Se sappiamo che gli incendi divamperanno sempre di più, facilitati anche da alte temperature perché non rafforziamo le flotte dei Canadair, non creiamo gruppi di supporto ai vigili del fuoco addestrati ad intervenire nella stagione estiva? Perché non interveniamo sui boschi creando della strisce di separazione per evitare che un incendio divenga incontenibile?
La transizione verso un modello che impatta meno sull’ambiente deve collegarsi ad una prevenzione delle conseguenze nefaste dei cambiamenti che ormai sono in atto.
Ciò che serve è una pianificazione di interventi pubblici e privati che riducano l’impatto sulle vite umane, sul mondo della produzione e sulla vita sociale. E invece mentre costruiamo ipotesi massimalistiche su cambiamenti radicali dall’oggi al domani di modelli produttivi, continuiamo a gestire le crisi partendo sempre dal giorno dopo e senza puntare per tempo all’analisi dei rischi e ad una massiccia prevenzione. E poi dicono che l’uomo è un animale razionale…