“Nessuno si sogna”, “maxi revisione”, “mettere il Paese alla stanga”, “piano sbagliato dall’origine”, “saremmo matti”. Attorno alla nuova versione del Piano nazionale di ripresa si addensa una nuvola di tensioni e riflessioni. Ieri lo “stop and go” giudicato una mina per i cambi di risorse e di progetti, che seppure non “definanziati” andranno in blocco.
Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, annuncia per necessità tagli e rimodulazioni. “Se si ha la certezza che alcuni interventi non sono realizzabili nei termini del giugno del 2026 o che interventi previsti non sono ammissibili nel Pnrr ma sono già finanziati ‘nessuno si sogna’ di eliminarli, ma è necessaria una riprogrammazione”. L’indicazione arriva dopo la Cabina di regia sull’esame preliminare della proposta di revisione complessiva del Pnrr che ora includerà il nuovo capitolo REPowerEU. Il
Ministro puntualizza: “dobbiamo usare la finestra aperta ora della rimodulazione per capire se alcuni interventi previsti ora nel Pnrr possono essere spostati in altre sezioni”. Ma la finestra di uscita evocata dal ministro è anche un salto rischioso. Fitto propone una revisione da 16 miliardi di euro che coinvolge 144 misure contenute già nel Piano. Quindi molti entusiasmi di quanti pensavano di accedere alle risorse sono destinati a spegnersi, con esiti imprevedibili.
Soluzioni, non polemiche
Il Ministro invita a ragionare nel merito è chiede dialogo. Ogni passo della rimodulazione sarà seguita non solo dal Parlamento ma da Bruxelles che ha concesso all’Italia 122,6 miliardi a cui si assommano quelle del React EU, pari a 13 miliardi e quelle del Fondo Complementare pari a 30,62 miliardi. Alla Commissione Ue l’Italia dovrà spiegare come intende rimodulare il Piano, per quali opere e in che tempi saranno realizzati i progetti. Fitto annuncia: “ci sarà un confronto serrato con la Commissione europea. Abbiamo lavorato per trovare soluzioni ma non ci sarà polemica e l’esperienza della terza e quarta rata è molto indicativa per trovare soluzioni. La proposta aprirà un confronto con le parti sociali”. Il ministro auspica uno slancio corale del Parlamento e delle opposizioni. Ricorda in proposito la citazione degasperiana fatta di recente dal capo dello Stato.
“Nel ‘solco’ delle parole del Presidente Mattarella”, evidenzia Fitto, “auspico un periodo differente di confronto che possa essere utile nell’interesse del Paese, che non provochi la contrapposizione tra il governo e l’opposizione”, un confronto che il ministro racchiude come auspicio nella citazione ‘degasperiana’ fatta da Mattarella sulla necessità di “mettere il Paese alla stanga”.
Fondi e progetti, si cambia
Entrando nel merito della revisione del Pnrr illustrata da Fitto nella Cabina di regia si tratta di una rimodulazione del Piano contenuta in un documento di 152 pagine nelle quali si mette a punto lo spostamento e l’allungamento di progetti, con la conseguente nuova allocazione di risorse. I progetti eliminati dal Pnrr, secondo il ministro, non lo sono in generale, ma verranno rifinanziati con altri fondi ma le tempistiche per realizzarli non sono state indicate. Ci sono poi questioni controverse che non mancheranno di accendere un acceso confronto politico e un dibattito tra enti e Associazioni di categoria. Ad esempio il documento propone di far slittare di 15 mesi la riduzione dei tempi di pagamento della Pubblica amministrazione che entro fine anno avrebbe dovuto liquidare sempre le proprie fatture in 30 giorni (60 per la Sanità). Più tempo viene chiesto anche per l’accelerazione nelle aggiudicazioni degli appalti su cui pesa il “cambio di sistema” determinato dal nuovo Codice sugli appalti.
I tagli su ministeri e Fs
L’iniziativa messa a punto in Cabina di regia in realtà è una maxi revisione che rimette in moto tutto il Pnrr. Gli esiti saranno imprevedibili sul piano politico nella stessa maggioranza perché coinvolgerà tutti i ministeri. Il Pnrr come è noto tocca le riforme che vanno dalla Giustizia all’Ambiente, dalla Sicurezza all’Università. Fino ai trasporti dove su alcuni snodi ferroviari, sono previsti rinvii e rimodulazioni finanziarie e tagli. Il ministero dell Infrastrutture a cui fa capo Matteo Salvini è tra quelli che hanno subito maggiori riduzioni. Tra le modifiche ci sono le ferrovie: escono dal Pnrr i progetti per la connessione diagonale Roma-Pescara (620,17 milioni di euro), e alcuni tratti della Napoli-Bari e della Palermo Catania, per un taglio di altri 787 milioni. Soldi che dovrebbero essere riprogrammati per altri interventi nello stesso settore. Saltano in parte i fondi destinati alla lotta al dissesto idrogeologico (1,3 miliardi su 2,5) interventi per “la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni” (6 miliardi) e quelli per la rigenerazione urbana che servivano a ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale (3,3 miliardi).
Investimenti in RepowerEu
La maggiore intensità di investimenti invece si avrà nel RepowerEu, con tre grandi misure di investimento (reti, da 2,312 miliardi, transizione verde ed efficientamento energetico, per 14,793 miliardi, e filiere, per 2 miliardi) e sei riforme settoriali: riduzione dei costi di connessione alle reti della produzione di biometano; Power Purchasing Agreement (Ppa) rinnovabili; green skill settore private e pubblico (due riforme); road map per la razionalizzazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili; testo unico rinnovabili.
Fitto: non siamo matti
“Ci sono delle misure che noi non definanziamo ma che comprendiamo hanno problematiche rispetto alle tempistiche previste dal Pnrr, che si conclude entro il 2026”, fa presente Raffaele Fitto, “E allora ci adoperiamo perché il finanziamento resti tale ma vada a sostenere altri progetti. Se si dice che stiamo definanziando interventi e basta diciamo una cosa non vera. Non stiamo definanziando interventi in essere, saremmo matti”, puntualizza infine il ministro, “stiamo dicendo che quelli che non hanno caratteristiche di ammissibilità nel Pnrr saranno spostati su altre fonti di finanziamento”.
Mattarella, in gioco l’Italia
Se il ministro per le politiche europee auspica un dialogo serrato e una certa dose di comprensione per una revisione dei progetti per meglio centrare gli obiettivi della crescita, il presidente Sergio Mattarella nel parlare di Pnrr puntualizza che è in gioco il futuro del Paese, non una sfida tra attuale Governo e quelli passati. “Non si tratta di una questione del governo, di questo governo o dei due governi precedenti, ma dell’Italia”, sottolinea il presidente della Repubblica, “Dobbiamo tener conto tutti di non esserne estranei, ma di esserne responsabili certamente in misure diverse, di dover recare apporti costruttivi. Un eventuale insuccesso o un risultato soltanto parziale non sarebbe una sconfitta del governo, ma dell’Italia. Così sarebbe visto e interpretato fuori dai nostri confini e così sarebbe nella realtà”.