Non è un’estate facile quella che stanno vivendo gli ospedali italiani. In tale periodo un terzo dei medici è in ferie e la conseguenza è abbastanza ovvia: nei reparti cala l’assistenza. Questo e tanto altro è venuto fuori da un sondaggio condotto dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) in 206 unità operative ospedaliere di medicina interna sparse in tutte le regioni dello Stivale.
Una situazione che rispecchia quello che avviene anche in larga parte dei dipartimenti di altre specialità sanitarie. Secondo i dati raccolti solo il 14% degli ambulatori ospedalieri garantisce, in questo periodo dell’anno, invece la stabilità nel numero e nei tempi delle attività, che sono invece rimodulate nei tempi, ma invariate nel numero di prestazioni in un altro 18% di casi. In altre parole, il periodo delle ferie (che sono un diritto) rendono insostenibili i vuoti in pianta organica, che già normalmente mandano in sofferenza i nostri ospedali.
Gestione difficile
Insomma, un periodo, quello tra giugno e settembre, di non semplice gestione all’interno dei nosocomi dello Stivale. Scorrendo di più i numeri, si scopre che, causa vacanze dei dottori, il 56,8% dei medici ‘presenti’ salta i riposi settimanali per sopperire le carenze di organico. Ma il tutto ricade sulle attività ambulatoriali che diminuiscono del 52,7% dei casi e chiudono del tutto nel 15,1% degli ospedali. In soldoni, la qualità dell’assistenza sanitaria, richiesta anche d’estate, è compromessa nel 56% dei casi in modo sensibile. “Pur riducendo le attività d’estate, se gli ospedali non chiudono per ferie lo si deve ai sacrifici sostenuti dai medici per coprire la carenza di personale già di per sé cronica”, sentenzia la Fadoi.
Attività aggiuntive per non fare collassare il sistema
Da giugno a settembre il 44,7% dei medici è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive, mentre il 28% è chiamato a garantire anche i turni in pronto soccorso (il 4,4% solo nel periodo estivo), con un numero di ore compreso tra le 12 e le 60 a settimana nel 56% degli ospedali, mentre nel 10,5% dei casi le ore trascorse nei Pronto Soccorsi è addirittura superiore a 90. “E questo – denuncia il Presidente della Fondazione Fadoi Dario Manfellotto – va a tutto discapito dell’attività delle medicine interne, che già dotate di un minor numero di professionisti sanitari in rapporto alla complessità dei pazienti trattati, finiscono così per perdere ulteriori quote di personale, che anziché essere presente in reparto è dato in prestito ai pronto soccorso”.
Sempre secondo la Federazione, il 91% dei medici usufruisce di 15 giorni di vacanza durante l’estate (tutto nella norma essendo una cosa garantita dal contratto di lavoro). Tutto ciò porta a % nel 19,4% dei reparti, mentre la carenza è tra l’11 e il 20% in un altro 21,8% dei casi. In altre parole, un ambulatorio di medicina interna su due in estate lavora nonostante l’assenza di circa un quarto del personale. In alcuni casi, invece, i reparti si possono ritrovare anche con un numero di medici dimezzato.